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Le ricerche di Gerona 2005

(25-03-16) Curare l'insonnia via internet migliora anche i sintomi depressivi




Secondo uno studio pubblicato su The Lancet Psychiatry, prima autriceHelen Christensen della University of New South Wales in Australia, un intervento online automatizzato potrebbe ridurre i sintomi depressivi negli adulti con insonnia. «La comparsa di disturbi depressivi maggiori è prevenibile nel 25% dei casi con la terapia cognitivo-comportamentale» esordisce la ricercatrice, ricordando che la prevenzione della depressione è impegnativa. «Nella maggior parte dei casi, i sintomi esordiscono in giovani che non sanno di essere a rischio, con dinamiche causali poco conosciute e non associati ad alcun marcatore specifico di tipo biomedico o psicosociale» riprende l'autrice, precisando che l'accesso alla terapia cognitivo-comportamentale è spesso difficoltoso. «Ciononostante, considerata l'elevata coesistenza di depressione e insonnia, un modo per diagnosticare tempestivamente i sintomi depressivi potrebbe essere quello di trattare l'insonnia» spiegano gli autori, che hanno verificato se un programma online di auto aiuto per l'insonnia fosse in grado di migliorare, oltre al riposo notturno, anche la depressione.

Il programma online si chiama SHUTi, per Sleep Healthy Using the Internet, un sistema automatizzato di terapia cognitivo-comportamentale online per aiutare gli insonni, e gli autori lo hanno collaudato per sei settimane su oltre 1.100 adulti australiani che oltre all'insonnia avevano anche sintomi depressivi senza arrivare alla depressione maggiore. Per migliorare il sonno, SHUTi usa tecniche di terapia cognitivo-comportamentale in modo completamente automatico, invitando i pazienti a evitare di leggere e guardare la TV in camera da letto, a non schiacciare pisolini pomeridiani e a modificare convinzioni e pensieri inutili come le preoccupazioni circa le conseguenze dello scarso riposo notturno. «Circa metà dei partecipanti ha completato lo studio, e dai risultati emerge un miglioramento dei sintomi depressivi» concludono i ricercatori. 

E in un editoriale Ricardo Munoz del Dipartimento di psichiatria all'Università di California San Francisco, scrive: «SHUTi e interventi simili potrebbero aprire la strada a strategie globali a basso costo, disponibili a chiunque nel mondo abbia un accesso in rete, con risultati costo-beneficio difficilmente eguagliabili da qualsiasi alternativa oggi esistente».

Fonti:
Lancet Psychiatry 2016. doi: 10.1016/S2215-0366(15)00536-2http://www.thelancet.com/journals/lanpsy/article/PIIS2215-0366(15)00536-2/abstract
Lancet Psychiatry 2016. doi: 10.1016/S2215-0366(15)00555-6http://www.thelancet.com/journals/lanpsy/article/PIIS2215-0366(15)00555-6/abstract 
doctornews33

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