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Le ricerche di Gerona 2005

(01-04-16) Lo studio Usa, aspettativa di vita uguale tra vegetariani e chi consuma carne




Un moderato consumo di carne non riduce l'aspettativa di vita generale rispetto a chi segue una dieta vegetariana o vegana. Possono esserci però alcune specifiche patologie (prevalentemente tumorali) la cui l'incidenza può essere maggiore in chi consuma molta carne rispetto a chi ne mangia poca o non ne mangia affatto. Lo dimostra uno studio - condotto da un gruppo di ricercatori dell'Università di Oxford coordinati da Timothy J. Key, dell'Unità di epidemiologia del cancro - nel quale sono stati messi a confronto soggetti vegetariani e non vegetariani di un'ampia coorte del Regno Unito, composta da un pool di due grandi studi prospettici di popolazione: l'Oxford vegetarian study (Ovs) e l'Epic-Oxford (European prospective investigation into cancer and nutrition-Oxford). «Si è osservato che i vegetariani e altre persone che non mangiano carne hanno tassi di incidenza inferiori di alcune malattie croniche rispetto a chi non rinuncia alla carne, ma non è chiaro se questo si traduce in una minore mortalità» premettono gli autori.

L'analisi si è focalizzata su abitudini alimentari e stato di salute di 60.310 britannici adulti, inclusi vegetariani, vegani e consumatori di carne negli ultimi 30 anni, considerando il rischio di patologie. Più in dettaglio, la popolazione complessiva era costituita da 18.431 consumatori abituali di carne (in media ≥5 volte/settimana), 13.039 consumatori di carne con minore frequenza, 8.516 consumatori di pesce (ma non di carne) e 20.324 vegetariani (di cui 2.228 vegani). La mortalità per gruppo di regime alimentare per ognuna delle 18 più frequenti cause di decesso è stata stimata mediante modelli a rischi proporzionali di Cox. Come accennato non si è rilevata alcuna differenza significativa di mortalità generale (per tutte le cause) tra i gruppi di dieta: gli hazard ratio di consumatori moderati di carne, di pesce e vegetariani rispetto ai consumatori abituali di carne si sono attestati rispettivamente a 0,93, 0,96 e 1,02. Per alcune specifiche patologie ci sono state però differenze significative di rischio nei consumatori abituali di carne, sottolineano Key e collaboratori, in particolare di decesso per malattie circolatorie (più elevato nei consumatori di pesce del 22%), malattie respiratorie (inferiore nei consumatori moderati di carne del 30%), tumori maligni (inferiore nei consumatori di pesce del 18%) - tra i quali il cancro al pancreas (molto inferiore nei consumatori moderati di carne e nei vegetariani, rispettivamente del 45% e del 52%) e i tumori del tessuto linfo-emopoietico (ancora molto inferiore nei vegetariani, del 50%) e tutte le altre cause (inferiore nei consumatori moderati di carne del 26%). La mortalità per tutti i tumori, inoltre, è risultata inferiore del 10% circa in chi non consumava alimenti di origine animale rispetto agli altri gruppi. I dati non si sono modificati sia dopo aggiustamenti statistici per peso (Bmi), genere e abitudine al fumo, sia dopo il confronto della mortalità prima dei 75 anni e a 90 anni. Va peraltro ricordato che lo studio si è basato sulle abitudini alimentari del popolo britannico, dove il consumo di carne è mediamente superiore a quello italiano.


Fonti:
A.Z.
Am J Clin Nutr, 2016; 103: 218-30. doi: 10.3945/ajcn.115.119461http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26657045 
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