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Le ricerche di Gerona 2005

(07-04-16) Morte cardiaca improvvisa: più frequente nei giovani che non praticano sport


Studenti delle scuole superiori e dei college che non praticano attività sportiva agonistica ("non atleti") sono altrettanto vulnerabili alla morte cardiaca improvvisa (Scd) quanto gli studenti impegnati in gare sportive ("atleti"). Il dato proviene da una ricerca condotta negli Usa da un team guidato da Barry J. Mason, della Minneapolis heart institute foundation ed è motivo di preoccupazione in termini di salute pubblica a causa della popolazione molto più ampia coinvolta. In uno studio di registro, Mason e collaboratori hanno verificato come le Scd, in giovani di età compresa tra i 14 e i 23 anni, fossero 8 volte più frequenti nei non atleti rispetto agli atleti. La causa più comune dei decessi è risultata una cardiomiopatia ipertrofica (Hc), seguita da cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro.

«Questi dati sollevano considerazioni etiche sul circoscrivere lo screening sistematico per malattie cardiache genetiche e/o congenite non sospette solo a chi svolge sport agonistico», dove si ha un tasso di eventi straordinariamente basso, evidenziano i ricercatori. Del resto, non è pensabile richiedere lo screening universale di tutti i giovani. Però il dibattito negli Usa continua a focalizzarsi sui modi migliori per identificare i meccanismi di Scd solo nei giovani atleti. Insomma, sottolineano gli autori, mentre l'attenzione di medici e media è rivolta a chi fa sport competitivo, non si sono fatti studi su tutti i giovani che muoiono per le stesse patologie in eventi spesso definiti come "tragedie familiari"». Per questo studio i ricercatori hanno valutato l'incidenza di Scd in giovani atleti e non atleti, esaminando i dati del Registro forense di Hennepin County, Minnesota, per eventi avvenuti in giovani tra il 2000 e il 2014. Dei 27 morti accertati, 81% erano maschi. Su 3 atleti deceduti, 2 avevano un cuore strutturalmente normale (e in uno di questi si è avuta una Scd durante uno sforzo agonistico) mentre il terzo presentava un'origine anomala dell'arteria principale coronaria sinistra. Tra i non atleti, tutti gli Scd si sono verificati durante uno sforzo lieve o mentre erano in attività sedentaria. «Pertanto, mentre l'attività fisica può promuovere aritmie legate a Scd in presenza di malattia cardiovascolare di base, soltanto uno dei 27 decessi in questo studio si è associato a sforzo intenso» osservano i ricercatori. Altri dettagli anatomopatologici di rilievo: 6 dei 27 deceduti avevano normali sia il peso cardiaco sia lo spessore della parete ventricolare sinistra; negli altri 21 casi, 6 decessi sono state attribuiti all'Hc e 4 a cardiomiopatia aritmogena destra ventricolare; altre anomalie cardiache rilevate sono state malattia coronarica aterosclerotica, occlusione coronarica trombotica, rottura dell'aorta ascendente, origine anomala dell'arteria coronarica principale sinistra. Il rapporto numerico è dunque risultato di 24: 3 o 8: 1 per Scd tra i non atleti rispetto agli atleti.

«L'incidenza di 24 Scd tra i non atleti su 946.889 anni-persona - corrispondente a 1 soggetto su 39.454 - è superiore di ben 3 volte rispetto alle 3 Scd in giovani atleti su 368.841 persone-anno (1 caso su 120.614)» riportano i ricercatori. «Naturalmente ci sono più 'non atleti' che muoiono improvvisamente che non sono sottoposti a screening perché ci sono molto più 'non atleti' che atleti nella popolazione» hanno aggiunto Maron e colleghi. «Di conseguenza, l'onere per la salute pubblica è molto maggiore nei non atleti». Il basso numero di decessi tra gli atleti potrebbe in parte essere stato influenzato dagli esami fisici necessari prima di partecipare a sport non effettuati nelle scuole, attraverso l'esclusione degli studenti a rischio. In ogni caso «abbiamo bisogno di cominciare a pensare a modi per rendere la popolazione dei non atleti più sicura», affermano gli autori, per esempio utilizzando lo screening cardiovascolare in 14 punti dell'American Heart Association all'interno delle scuole.

Am J Card, 2016 Feb 1. doi:10.1016/j.amjcard.2016.01.026http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0002914916301485

A.Z.

Fonte: Doctornews33

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