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Le ricerche di Gerona 2005

(05-05-16) I grassi polinsaturi proteggono il cuore ma non allungano la sopravvivenza





Sostituire i grassi saturi con gli insaturi omega-6 non sembra migliorare la sopravvivenza degli anziani. Anzi, secondo quanto emerge da uno studio appena pubblicato sul British Medical Journal, potrebbe anche peggiorarla. «In passato diverse ricerche hanno dimostrato che la dieta mediterranea, arricchita di olio extravergine di oliva o frutta secca, alimenti ricchi di acidi grassi polinsaturi, riduce la frequenza di eventi cardiovascolari nei pazienti ad alto rischio» esordisce Christopher Ramsden dei National Institutes of Health di Bethesda (Usa), primo firmatario dell'articolo, ricordando che in uno studio, il Minnesota Coronary Experiment (Mce), condotto 45 anni fa dal 1968 al 1973, una coorte di adulti fu randomizzata a una di due diete: la prima prevedeva la sostituzione dei grassi saturi con olio vegetale a base di acido linoleico ricco di omega-6, mentre l'altra, quella di controllo, era ad alto contenuto di grassi saturi.

«La dieta ricca in acido linoleico ha ridotto la colesterolemia, ma non ha migliorato la sopravvivenza» spiegano gli autori, concludendo che i dati disponibili non supportano l'ipotesi che l'abbassamento del colesterolo sierico per effetto della sostituzione dei grassi saturi con acido linoleico si traduca effettivamente in una riduzione del rischio cardiovascolare. E in un editoriale di accompagnamento Lennert Veerman, direttore della Burden of Disease and Cost-Effectiveness Unit all'Università di Queensland in Australia, scrive: «I vantaggi di scegliere i grassi polinsaturi in luogo di quelli saturi sono indubbiamente un po' meno certi di quanto pensassimo, suggerendo la necessità di un riesame delle prove a sostegno di queste raccomandazioni dietetiche. Nel frattempo, comunque, sarebbe bene continuare a mangiare più pesce, frutta, verdura e cereali integrali evitando lo zucchero, il sale, i grassi industriali e le diete ipercaloriche».

Bmj. 2016. doi: 10.1136/bmj.i1246
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27071971

Bmj. 2016. doi: 10.1136/bmj.i1512
http://www.bmj.com/content/353/bmj.i1512.long

Fonte: doctornews33

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