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Le ricerche di Gerona 2005

(09-06-16) Ipertensione, instabilità pressoria associata a più rapido declino cognitivo



Secondo un articolo pubblicato su Hypertension, prima firmataria Bo Qindella University of North Carolina Chapel Hill, una maggiore variabilità della pressione diastolica tra una visita e l'altra si associa a un più rapido declino cognitivo indipendentemente dalla diastolica media, negli adulti di 55-64 anni, ma non tra gli ultrasessantacinquenni. «Nonostante precedenti ricerche abbiano dimostrato che l'ipertensione nella mezza età è un fattore di rischio per il declino cognitivo, gli studi clinici finora svolti non hanno dimostrato alcun effetto consistente dei trattamenti antiipertensivi sulla riduzione del rischio di demenza» spiega la ricercatrice, ricordando che la rilevanza clinica della variabilità dei valori pressori tra una visita e l'altra è stata a lungo sottovalutata.
«Solo negli ultimi cinque anni è emerso che tale variabilità non è solo un fenomeno casuale o semplicemente un artefatto di scarsa importanza, ma un dato oggettivo che potrebbe fornire informazioni sulla malattia in corso nonché sulla sua prognosi. Per approfondire l'argomento gli autori dell'articolo hanno esaminato la correlazione tra variabilità pressoria inter-visita e funzione cognitiva in una coorte di uomini e donne cinesi residenti in comunità. Allo studio hanno preso parte quasi mille adulti di età uguale o superiore a 55 anni, nei quali i ricercatori hanno rilevato i valori pressori durante tre o quattro visite successive, sottoponendoli a ripetuti test di screening cognitivo nell'arco di cinque anni. Dopo i necessari aggiustamenti statistici per variabili multiple, Qin e colleghi hanno scoperto che i partecipanti con la maggiore variabilità inter-visita della pressione diastolica avevano un declino significativamente più veloce delle funzioni cognitive e della memoria verbale rispetto ai partecipanti con valori pressori più stabili.

«La correlazione era evidente tra i pazienti di età compresa tra 55 e 64 anni, ma sfumava negli adulti più anziani» scrivono gli autori, precisando che secondo gli studi di risonanza magnetica la variabilità pressoria potrebbe dipendere da lesioni della sostanza bianca, da riduzioni del volume ippocampale, da microsanguinamenti cerebrali o da infarti corticali. «Se questi risultati verranno confermati, il controllo dell'instabilità pressoria potrebbe essere un'utile strategia nel preservare la funzione cognitiva tra gli adulti anziani» conclude Qin.

Hypertension 2016. doi: 10.1161/HYPERTENSIONAHA.116.07494http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27217401

Fonte: doctornews33

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