(17-06-16) Asco, troppi test inutili per cancro al seno. Conte: discriminare per tipo di tumore
Vengono fatti troppi test inutili dal punto di vista medico e potenzialmente pericolosi per le donne con diagnosi di cancro al seno: la denuncia arriva da uno studio Usa presentato al Congresso dell'American Society of clinical oncology (Asco), in corso a Chicago. Pierfranco Conte, ordinario di Oncologia all'Università di Padova e presente al meeting spiega che «l'eccesso di esami di controllo (specie radiologici) in pazienti oncologici è stato inserito dall'Asco tra le dieci priorità per contenere l'uso inappropriato delle risorse e i costi crescenti in sanità. Ma ci sono anche importanti ricadute cliniche: eccessiva esposizione a radiazioni ionizzanti con aumento di seconde neoplasie e, in caso di esami dubbi, necessità di fare ulteriori accertamenti alcuni dei quali invasivi e potenzialmente pericolosi». Società scientifiche e linee guida non raccomandano esami di controllo tranne mammografia e visita clinica, perché allora vengono fatti molti più esami?
«Le linee guida - spiega Conte - si esprimono sulla base di due studi clinici randomizzati condotti in Italia negli anni ottanta, che hanno dimostrato come un follow up intensivo con ecografia epatica e scan osseo permettesse di anticipare di qualche mese la diagnosi di ripresa di malattia senza però indurre nessun aumento di sopravvivenza. Poi non si sono più fatti altri Rct, ma nel 1980 non erano disponibili le tecniche diagnostiche odierne, non esistevano le terapie efficaci oggi disponibili e si riteneva che tutti i tumori mammari fossero uguali mentre adesso sappiamo che non è così». Secondo il professore occorre discriminare i tumori mammari con diversa aggressività e, di conseguenza, programmare controlli ragionevoli: «Solo mammografia e visita clinica per i tumori luminali A e un follow up più personalizzato (che può includere anche esami radiologici e marcatori tumorali) per i tumori luminali B e triplo negativi, che possono recidivare rapidamente e per i quali possono esserci terapie molto efficaci; dopo cinque anni anche per questi tumori, smettere il follow up intensivo».
Fonte: doctornews33
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