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Le ricerche di Gerona 2005

(20-06-16) Cancro al seno, terapia con letrozolo per 10 anni non migliora la sopravvivenza globale



Rispetto al placebo, l'estensione a dieci anni del trattamento adiuvante con un inibitore dell'aromatasi si associa a tassi significativamente maggiori di sopravvivenza libera da malattia e a una minore incidenza di cancro al seno controlaterale, ma a percentuali sovrapponibili di sopravvivenza globale. Lo sostiene Paul Goss del Massachusetts General Hospital Cancer Center, primo autore di uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine. «In termini di riduzione del rischio di recidiva, il trattamento per cinque anni con inibitore dell'aromatasi in monoterapia o dopo tamoxifene è il trattamento di scelta per il carcinoma mammario in fase iniziale con recettori ormonali positivi in donne in post-menopausa» esordisce il ricercatore, spiegando che l'estensione a dieci anni del trattamento con inibitore dell'aromatasi potrebbe ridurre ulteriormente il rischio di recidiva. Per verificare l'ipotesi, gli autori hanno svolto uno studio randomizzato e controllato in doppio cieco con placebo valutando in 1.918 donne l'effetto dell'uso prolungato di letrozolo sulla sopravvivenza. Dopo un follow-up mediano di 6,3 anni, ci sono stati 165 riscontri o recidive di carcinoma mammario controlaterale, di cui 67 con letrozolo e 98 con placebo e 200 decessi, 100 in ciascun gruppo. Il tasso di sopravvivenza a 5 anni è stato del 93% con letrozolo e del 94% con placebo, mentre l'incidenza annuale di cancro al seno controlaterale nel gruppo letrozolo è stata dello 0,21% contro lo 0,49% del placebo.

«Gli effetti tossici tra cui una maggiore incidenza di dolore osseo, fratture e osteoporosi, si sono verificati con maggiore frequenza nel gruppo letrozolo rispetto al placebo, a fronte di una qualità della vita sovrapponibile» conclude Goss. E in un editoriale di commento Rowan Chlebowski del Biomedical Research Institute all'UCLA di Los Angeles, scrive: «Lo scarso effetto sulla sopravvivenza globale che emerge dallo studio non sorprende: i partecipanti, nella maggior parte sottoposti a randomizzazione a circa 10 anni dalla diagnosi, hanno ormai superato gran parte del rischio di recidiva. Ciononostante l'assenza di effetti sulla sopravvivenza globale dovrebbe portare oncologi e pazienti con cancro al seno a valutare con attenzione rischi e benefici della terapia adiuvante endocrina a lungo termine».

Nejm 2016. doi: 10.1056/NEJMoa1604700
https://dx.doi.org/10.1056/NEJMoa1604700

Nejm 2016. doi: 10.1056/NEJMe1606031
https://dx.doi.org/10.1056/NEJMe1606031

Fonte: doctornews33

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