(19-07-16)Nei pazienti depressi con scompenso di cuore gli antidepressivi non migliorano la prognosi
In uno studio appena pubblicato su Jama, Christiane Angermanndell'ospedale universitario di Würzburg in Germania ha verificato assieme ai colleghi se due anni di terapia con l'antidepressivo escitalopram fossero in grado di migliorare i tassi di morbilità, mortalità e lo stato dell'umore nei pazienti con scompenso cardiaco cronico e sindrome depressiva. «Da studi precedenti emerge che la prevalenza di depressione nei pazienti con insufficienza cardiaca oscilla dal 10 al 40% a seconda della gravità della cardiopatia» esordisce la ricercatrice ricordando che lo stato depressivo ha dimostrato di essere un predittore indipendente di mortalità e ospedalizzazione nei pazienti con insufficienza cardiaca, la cui incidenza aumenta in modo direttamente correlato alla gravità della depressione.
«Tuttavia, l'efficacia e la sicurezza degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (Ssri), tra cui escitalopram, farmaci ampiamente utilizzati nel trattamento della depressione a lungo termine, è ancora poco nota nei soggetti depressi con insufficienza cardiaca» scrivono gli autori che in questo studio hanno selezionato 372 pazienti con scompenso cronico di cuore, ridotta frazione di eiezione e depressione, assegnandoli in modo casuale a ricevere escitalopram o placebo in aggiunta alla terapia già in corso. E nell'arco di un follow-up medio di quasi due anni i ricercatori hanno scoperto che l'endpoint primario di morte o di ospedalizzazione si è verificato nel 63% dei pazienti trattati con l'antidepressivo e nel 64% di quelli curati con placebo, senza alcun miglioramento significativo dei sintomi depressivi nel gruppo di studio rispetto a quello di controllo. «Questi risultati non supportano l'uso di escitalopram in pazienti con insufficienza cardiaca cronica e depressione» conclude Angermann.
Jama 2016. doi:10.1001/jama.2016.7207
http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?doi=10.1001/jama.2016.7635
Fonte: doctornews33
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