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Le ricerche di Gerona 2005

(28-07-16) Bpco: gli oppiacei raddoppiano il rischio di morte negli anziani


Gli anziani con malattia polmonare cronica ostruttiva (Bpco) che vengono trattati con oppiacei hanno un rischio doppio di morire per complicazioni respiratorie rispetto ai coetanei che non ne fanno uso, secondo uno studio pubblicato sull'European Respiratory Journal e coordinato da Nicholas Vozoris, pneumologo al St. Michael Hospital di Toronto in Canada. E quando i ricercatori hanno esaminato gli oppiacei più potenti, hanno scoperto che il rischio di morte respiratoria era addirittura cinque volte superiore. «Questi risultati sollevano la questione della sicurezza sull'uso di oppioidi negli anziani con Bpco, una malattia polmonare che colpisce dal 4 al 10% della popolazione canadese, con tassi di mortalità a cinque anni tra il 40 e il 70% a seconda della sua gravità» scrivono gli autori dell'articolo, che hanno esaminato i dati clinici di oltre 130.000 adulti over 66 residenti in Ontario e malati di Bpco, utilizzando gli archivi dell'assistenza sanitaria provinciale conservati all'Institute for Clinical Evaluative Sciences.

«Studi precedenti indicano che in circa tre quarti degli adulti anziani con Bpco vengono prescritti oppioidi, un tasso incredibilmente elevato in una popolazione potenzialmente sensibile ai narcotici» riprende lo pneumologo, precisando che dallo studio emerge non solo un aumento del rischio di morte da oppiacei in questo sottogruppo di pazienti, ma anche un incremento di visite al pronto soccorso, di ricoveri e dell'uso di antibiotici e steroidi. «Codeina e ossicodone, ma anche morfina, vengono prescritti agli anziani con Bpco per migliorare la tosse e la sensazione cronica di affanno provocata dalla dispnea che persiste nonostante la terapia inalatoria» spiegano gli autori. E Vozoris conclude: «Nei pazienti con malattia polmonare cronica e sintomi a volte difficili da gestire, gli oppiacei offrono talvolta qualche sollievo, anche se in molti casi, specie i composti più potenti possono influenzare negativamente la funzione polmonare in persone con un apparato respiratorio già gravemente compromesso. Cosa che ne rende l'uso poco consigliabile».

European Respiratory Journal 2016. doi: 10.1183/13993003.00543-2016http://erj.ersjournals.com/content/early/2016/07/13/13993003.00543-2016

Fonte: doctornews33

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