(07-09-16) Lievi cambiamenti nel comportamento come primi segni di Alzheimer
Il primo segno di lieve deterioramento cognitivo (mild cognitive impairment, Mci) o demenza può essere una lieve compromissione comportamentale (mild behavioral impairment, Mbi) e non un deficit di memoria. È quanto hanno sostenuto un gruppo di ricercatori dell'Università di Calgary (Canada) nel corso dell'ultima edizione dell'Alzheimer's association international conference (Aaic). La Mbi è definita come una sindrome di sintomi neuropsichiatrici (Nps) che iniziano tardivamente nella vita e si mantengono per almeno 6 mesi. «Non è un variazione nelle abitudini o la reazione a una perdita ma un vero e proprio cambiamento significativo nel comportamento» spiega il primo autore,Zahinoor Ismail. «I dati dimostrano che gli adulti più anziani con funzioni cognitive normali e Nps hanno più probabilità di vedere ridotta la propria attività cognitiva e sviluppare Mbi rispetto a persone senza Nps» aggiunge.
Per definizione, la Mbi è una sindrome precedente alla demenza che si verifica nei soggetti più anziani funzionalmente indipendenti e più giovani rispetto ai tipici pazienti con demenza. Ismail e colleghi ritengono che la Mbi rappresenti lo stato di transizione tra l'invecchiamento fisiologico e lo sviluppo di demenza. I sintomi della Mbi - che sono elencati in una checklist (Mbi-C) - sono concentrati su 5 domini ovvero modificazioni in: apatia/orientamento/motivazione, umore/suggestione/ansia, controllo degli impulsi/agitazione/ricompensa, appropriatezza sociale e pensieri/percezioni. Sono state messe a punto specifiche domande sulla Mbi-C per affrontare una popolazione in pre-demenza più giovane. L'accento è posto sul fatto che l'emergere dei Nps rappresenti un cambiamento significativo rispetto al comportamento precedente e sia presente per almeno 6 mesi. «Pensiamo che l'utilità della Mbi-C - una volta che sia stata perfezionata e controllata dalla comunità degli esperti di malattia di Alzheimer (Pd) - sia significativa non solo sotto il profilo clinico, ma anche nel campo della ricerca» sostengono Ismail e colleghi.
«Inoltre potremmo essere in grado di creare o derivarne una versione che possa essere fornita ai familiari degli anziani per determinare la natura e l'entità dei Nps e per misurarne le variazioni nel corso del tempo». Dal punto di vista della ricerca - aggiungono gli autori - la valutazione può rivelarsi utile negli studi di neuroimaging e con biomarcatori negli stati clinici di pre-demenza, negli studi epidemiologici su campioni in comunità e in studi osservazionali su campione clinico per contribuire a valutare l'impatto dei Nps in adulti più anziani. A tale proposito, studi di validazione della Mbi-C sono già in corso. «Questa nuova checklist proposta» concludono «descrive e aiuta a identificare un nuovo stadio clinico della malattia e ha il potenziale per rappresentare un cambiamento di paradigma nei test formali di neurodegenerazione - distante dalla focalizzazione esclusiva sulla memoria fino a comprendere anche il comportamento».
Alzheimer's Association International Conference (Aaic), 2016 Jul 24. Abstract O1-13-03.
Fonte: doctornews33
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