(25-11-2016) Vitamina D,livelli ematici inversamente correlati alla progressione del cancro al seno
In uno studio appena pubblicato su Jama Oncology i ricercatori del Roswell Park Cancer Institute di Buffalo, stato di New York, hanno esaminato l'associazione tra sopravvivenza delle pazienti e livelli ematici di un biomarcatore della vitamina D, ossia la D-25-idrossivitamina D (25OHD) al momento della diagnosi di cancro al seno. Allo scopo Song Yao, professore associato di oncologia e coautori hanno analizzato i dati di una coorte di sopravvissute al tumore mammario, con particolare attenzione alla prognosi e alla storia clinica di 1.666 donne che avevano preso parte al Pathways Study, un trial svolto su donne con cancro al seno seguite dal sistema sanitario Kaiser Permanente Northern California.
A conti fatti i ricercatori hanno scoperto che elevati livelli ematici di 25OHD sono direttamente correlati a una migliore sopravvivenza generale. «Nelle donne in pre-menopausa l'associazione diretta tra elevati livelli ematici di 25OHD e sopravvivenza globale era ancora più evidente, e c'erano legami anche con altre misure specifiche di sopravvivenza» scrivono i ricercatori, sottolineando la presenza di concentrazioni ematiche di 25OHD più basse nelle donne con tumore mammario in stadio avanzato e nelle donne in pre-menopausa con tumore triplo negativo, una delle forme più aggressive e difficili da trattare. Gli autori fanno notare i loro risultati ben si accordano con quelli di precedenti studi in cui viene suggerito un aumento della sopravvivenza nelle donne con elevati livelli di 25OHD, consigliando tuttavia cautela nell'interpretare i risultati a causa di potenziali fattori confondenti e dell'impossibilità di dimostrare, visto il protocollo di studio, un nesso di causalità . «I nostri dati forniscono una convincente evidenza osservazionale della presenza di una correlazione inversa tra livelli di vitamina D, mortalità e rischio di progressione del cancro al seno» conclude Yao.
Jama Oncol. 2016 Nov 10. doi: 10.1001/jamaoncol.2016.4188https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27832250
Fonte: doctornews33
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