(10-02-2017)Traumi cranici nel calcio: la vera responsabile è la palla
Chi tra i calciatori gioca molto la palla di testa ha probabilità triplicate di avere sintomi da concussione cranica rispetto a chi la testa la usa poco, secondo uno studio pubblicato su Neurology. «Questi risultati indicano che la vera responsabile è la palla e non, come è stato suggerito di recente, gli scontri accidentali dei giocatori con avversari o compagni di squadra» afferma il coautore dell'articolo Michael Lipton dell'Albert Einstein College of Medicine di New York. Allo studio hanno preso parte giocatori adulti di calcio amatoriale che giocavano almeno sei mesi l'anno in campionati o club della città di New York. I giocatori hanno completato un questionario online su quanto spesso avevano giocato a calcio nelle due settimane precedenti, quante volte avevano avuto scontri involontari e quante invece avevano colpito la palla di testa. Il questionario chiedeva anche quanto spesso durante la partita gli intervistati avevano avuto sintomi da concussione cerebrale moderata, ossia cefalea e vertigini, oppure grave o molto grave, come stordimento o cure mediche a gioco fermo oppure perdita di coscienza.
«Un totale di 222 giocatori, 79% uomini, ha completato 470 questionari» scrivono i ricercatori, precisando che i maschi hanno riferito una media di 44 colpi di testa in due settimane e le donne una media di 27. E tra chi colpiva spesso la palla di testa, il 20% ha riferito sintomi concussivi da moderati a gravi, oltre a 7 persone che hanno invece avuto sintomi molto gravi. «Dai risultati ottenuti emerge che il gruppo che ha riferito il maggior numero di colpi di testa aveva un rischio tre volte maggiore rispetto agli altri giocatori di avere sintomi da concussione cerebrale» conclude Lipton, sottolineando tuttavia il principale limite dello studio: «Le informazioni su cui ci basiamo sono auto-riferite dai partecipanti, cosa che potrebbe introdurre in errori di sottostima o sovrastima. Inoltre, questi risultati, ottenuti da adulti non professionisti, non possono essere generalizzati a calciatori professionisti, adolescenti o bambini».
Neurology 2017. doi: 10.1212/WNL.0000000000003657 http://neurology.org/lookup/doi/10.1212/WNL.0000000000003657
Fonte: doctornews33
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