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Le ricerche di Gerona 2005

(13-02-2017) Parlare due lingue in modo attivo per tutta la vita allontana l'Alzheimer



Il bilinguismo risulta protettivo rispetto all'insorgenza e all'intensità dei sintomi della malattia di Alzheimer (Ad). Recenti studi epidemiologici hanno mostrato che parlare due lingue lungo l'arco della vita può tardare l'esordio di alcuni tipi di demenza senile fino a 5 anni. Una conferma e una spiegazione a questo fenomeno giungono ora da uno studio condotto mediante tomografia a emissione di positroni con fluordesossiglucosio (Fdg-Pet), tecnica utilizzata per l'imaging in vivo del metabolismo cerebrale (indice diretto di funzione e densità sinaptica) e della connettività funzionale tra diverse strutture cerebrali. La ricerca - coordinata da Daniela Perani, direttrice dell'Unità di Neuroimaging molecolare e strutturale in vivo nell'uomo dell'Irccs Ospedale San Raffaele di Milano e docente presso l'Università Vita-Salute San Raffaele - è stata pubblicata sui "Proceedings of the National Academy of Sciences" (Pnas).

Sono stati studiati 85 pazienti affetti da probabile Ad (di cui 45 bilingui italo-tedeschi originari dell'Alto Adige e 40 italiani monolingui) abbinati per durata di malattia. Da notare che i pazienti bilingui erano in media più anziani di 5 anni rispetto ai monolingui. I pazienti bilingui affetti da Ad, spiegano i ricercatori, hanno ottenuto punteggi più alti in alcuni test cognitivi per la valutazione della memoria verbale e visuo-spaziale. Peraltro questi pazienti, a fronte di una migliore performance cognitiva, all'esame Pet hanno mostrato un più severo ipometabolismo - indice di neurodegenerazione - nelle aree cerebrali tipicamente colpite dalla malattia rispetto ai pazienti monolingue.

«È proprio perché una persona bilingue è capace di compensare meglio gli effetti neurodegenerativi dell'Ad che il decadimento cognitivo e la demenza insorgeranno dopo, nonostante il progredire della malattia» spiega Perani. L'analisi metabolica della connettività ha supportato in modo cruciale l'effetto neuroprotettivo del bilinguismo, evidenziando che il cervello dei pazienti che parlano due lingue, rispetto a quello dei pazienti monolingui, presenta una maggiore attività metabolica nelle strutture frontali, implicate in compiti cognitivi complessi, e una maggiore connettività in due importanti network cerebrali che sottendono le funzioni di controllo cognitivo ed esecutivo. Attraverso un questionario costruito ad hoc sull'uso delle due lingue, lo studio ha inoltre dimostrato che gli effetti positivi del bilinguismo dipendono anche dal livello di esposizione e di utilizzo delle due lingue.

«Confrontando i risultati del questionario con quelli della Pet e con la performance dei pazienti» commenta Perani «si osserva che più le due lingue sono utilizzate, maggiori sono gli effetti a livello cerebrale e migliore è la performance. Il punto non è quindi conoscere due lingue, ma usarle costantemente in maniera attiva e durante tutto l'arco della vita. Questo dovrebbe suggerire alle politiche sociali interventi atti a promuovere e mantenere l'uso delle lingue e altrettanto dei dialetti nella popolazione». (A.Z.)

Proc Natl Acad Sci U.S.A. 2017, Jan 30. [Epub ahead of print] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28137833

Fonte: doctornews33

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