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Le ricerche di Gerona 2005

(19-02-2017) Pazienti con tiroidite di Hashimoto più a rischio di sviluppare altre patologie autoimmuni




I pazienti affetti da tiroidite autoimmune cronica [At] (più nota come tiroidite di Hashimoto) sono più esposti al rischio di sviluppare nel tempo altre malattie autoimmuni a carico di altri organi rispetto alle persone non colpite da At. Lo rivela uno studio - coordinato da Poupak Fallahi del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell'Università di Pisa - basato sulla revisione della letteratura e l'analisi di un ampio numero di casi clinici. In particolare, gli studiosi hanno valutato 3.069 pazienti consecutivi con diagnosi di At posti a confronto con due gruppi controllo abbinati per età e genere (uno di 1.023 soggetti tratti dalla popolazione generale e uno di 1.023 individui con gozzo non tossico multinodulare). È stato così dimostrato un significativo aumento della prevalenza di disturbi autoimmuni nei pazienti con At rispetto ai controlli per queste patologie: quali gastrite cronica autoimmune (Cag), vitiligine (Vit), artrite reumatoide, polimialgia reumatica (Polym), malattia celiaca, diabete mellito di tipo 1 (Dmt1), malattia di Sjögren, sclerosi multipla, lupus eritematoso sistemico, sarcoidosi, alopecia, artrite psoriasica, sclerosi sistemica e crioglobulinemia Hcv-correlata. Le più frequenti associazioni sono state At+Cag+Vit e At+Cag+Polym.

Nello studio - osserva Michele Zini, del Centro Malattie Tiroidee dell'Irccs Arcispedale "S. Maria Nuova" di Reggio Emilia e membro Ame (Associazione medici endocrinologi) - «le malattie autoimmuni sono state rilevate nel 19,5% dei pazienti con At, e solo nel 3,9% dei controlli. Questo significa che avere un'At conferisce un rischio 5 volte maggiore di sviluppare una seconda patologia autoimmune oltre alla tiroidite». Il problema può essere visto anche da una diversa prospettiva, cioè arrivare alla diagnosi di At partendo da altre patologie autoimmuni.

«Ciò ha importanti ricadute pratiche» afferma Zini. «Per esempio, tutti i pazienti con Dmt1 devono essere periodicamente testati per valutare la funzionalità tiroidea e la formazione di anticorpi antitiroidei, soprattutto i bambini diabetici. I pazienti con malattie reumatologiche autoimmuni dovrebbero essere periodicamente valutati per cogliere la presenza di un'At, così come i pazienti con le altre patologie autoimmuni più frequentemente associate alla tiroidite». Il riconoscimento di un'At è semplice, sottolinea lo specialista. Bastano due test di laboratorio (Tsh con metodo reflex e anticorpi anti-tireoperossidasi), eventualmente seguiti in caso di risultato patologico da una ecografia tiroidea. «Nella pratica clinica» continua Zini «l'endocrinologo e i medici di medicina generale terranno presente la possibilità che una seconda malattia autoimmune si manifesti nei pazienti con At, soprattutto in coloro che ne hanno una suscettibilità genetica: eventuali sintomi, dati di laboratorio, familiarità possono essere indicatori per la ricerca di altre patologie autoimmuni. Se, in teoria, sembrerebbe ragionevole ricercare attivamente la presenza di malattie autoimmuni in tutti i pazienti con At, cercando di identificarle in una fase precoce quando ancora non hanno dato sintomi, al lato pratico, la numerosità delle possibili patologie autoimmuni rende molto difficile questa ricerca, che comporterebbe il ricorso a numerosissimi test di laboratorio ed esami strumentali». In conclusione, spiega l'esperto, «è bene conoscere queste interazioni tra patologie autoimmuni senza che questo diventi fonte di ansia dal momento che possibilità di ammalarsi non significa necessariamente malattia».

Autoimmun Rev, 2016;15(5):1125-8. doi: 10.1016/j.autrev.2016.09.009. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27639841

Fonte: doctornews33

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