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Le ricerche di Gerona 2005

(22-02-2017) Decadimento cognitivo, attività mentalmente stimolanti riducono il rischio



Impegnarsi in attività della vita quotidiane mentalmente stimolanti può diminuire il rischio futuro di decadimento cognitivo lieve (Mci), secondo uno studio di coorte pubblicato su Jama Neurology cui hanno preso parte quasi 2.000 persone con età media di 77 anni e normale funzione cognitiva all'arruolamento. I ricercatori, coordinati da Yonas Geda della Mayo Clinic School of Medicine di Scottsdale in Arizona, hanno valutato 1.929 individui dei quali il 50,4% donne, che stavano partecipando al Mayo Clinic Study of Aging, uno studio osservazionale sull'invecchiamento. «Tutti i partecipanti avevano almeno 70 anni di età e sono stati seguiti per circa 4 anni in media, fino allo sviluppo di decadimento cognitivo lieve» spiegano gli autori, che hanno usato questionari specifici per misurare il tipo e la quantità di attività mentalmente stimolanti svolte nel primo anno di monitoraggio. Una regolare partecipazione era un impegno di almeno 1-2 volte alla settimana, mentre la mancanza di partecipazione (gruppo di controllo) equivaleva a svolgere le attività programmate non più di 2 o 3 volte al mese.

Durante il follow-up, 456 persone hanno sviluppato un decadimento cognitivo lieve incidente, e dopo gli opportuni aggiustamenti per genere, età e livello di istruzione, i ricercatori hanno scoperto che l'uso del computer si associava a un rischio di decadimento cognitivo lieve significativamente diminuito rispetto al non uso. Altre occupazioni connesse a una riduzione del rischio erano le attività ricreative come andare al cinema, giocare a carte o a dama oppure lavorare a maglia. «In quest'ultimo caso va sottolineato che la coordinazione psico-motoria e la destrezza delle dita sono funzioni coordinate dai gangli basali che potrebbero a loro volta stimolare altre aree cerebrali, specie motorie» riprende Geda, aggiungendo che la lettura di libri ha mostrato sì una diminuzione del rischio di decadimento cognitivo lieve, ma non statisticamente significativa. «I medici dovrebbero tenere a mente che non è mai troppo tardi per consigliare ai pazienti anziani di partecipare il più possibile alle comuni attività della vita quotidiana» concludono gli autori.

Jama Neurol. 2017. doi: 10.1001/jamaneurol.2016.3822
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28135351

Fonte: doctornews33

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