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Le ricerche di Gerona 2005

(24-04-2017) Il dolore toracico non diagnosticato dopo sei mesi si associa un aumentato rischio di infarto miocardico



Secondo uno studio pubblicato sul Bmj, primo autore Kelvin Jordan dell'Arthritis Research UK Primary Care Center alla Keele University, nel Regno Unito, la maggior parte dei pazienti che consultano il medico di medicina generale lamentando un dolore toracico insorto per la prima volta e che non ricevono una diagnosi entro 6 mesi sono ad aumentato rischio cardiovascolare negli anni successivi. «Ogni anno in Gran Bretagna l'1-2% degli adulti accede alle cure primarie con toracalgia di neoriscontro» scrivono i ricercatori, che per accertare gli esiti cardiovascolari a lungo termine nei pazienti il cui dolore toracico resta di incerta attribuzione sei mesi dopo l'evento di presentazione hanno consultato i dati dei registri nazionali selezionando quasi 175.000 adulti che hanno consultato il generalista lamentando per la prima volta una toracalgia.

«Nel 75% dei casi il sintomo è rimasto di incerta attribuzione, e il 95% di queste persone non aveva diagnosi a sei mesi di distanza» precisa l'autore. E dopo 5,5 anni di follow-up i ricercatori hanno scoperto che rispetto ai pazienti con toracalgia di riconosciuta origine non coronarica, quelli non diagnosticati non solo avevano tassi di infarto miocardico più elevati, ossia 25 contro 16 eventi per 10.000 persone-anno, ma anche una maggiore frequenza di malattie cardiovascolari: 159 contro 101 per 10.000 persone-anno. E in un editoriale di accompagnamento Tim Holt, del Kellogg College alla Università di Oxford, commenta: «Da questo studio emerge che la maggior parte dei pazienti vengono gestiti senza subire accertamenti cardiaci, e che Il gruppo con toracalgia la cui natura resta da determinare ha un maggior rischio di infarto miocardico nei cinque anni successivi rispetto ai coetanei nei quali l'eziologia cardiaca è stata esclusa, come c'era da aspettarsi. Questo ci fa capire che il dolore toracico la cui causa resta incerta può essere un segnale precoce di aumentato rischio di infarto miocardico».

Bmj. 2017. doi: 10.1136/bmj.j1194
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28373173

Bmj. 2017. doi: 10.1136/bmj.j1626
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28373260

Fonte: doctornews33

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