(20-05-2017) Cancro rettale, la chirurgia dopo chemio e radioterapia potrebbe essere superflua
Secondo uno studio pubblicato su The Lancet Gastroenterology & Hepatology, un gruppo selezionato di pazienti con cancro rettale sottoposti a chemioterapia e radiazione può avere bassi tassi di recidiva e buoni tassi di sopravvivenza anche senza essere sottoposto a un successivo intervento chirurgico. Il trattamento standard per le persone con cancro del retto diffuso ai tessuti vicini o ai linfonodi, ma non ad altri organi è costituito da chemioterapia associata a radiazione per ridurre il tumore, seguite da un intervento chirurgico, che può però causare complicazioni, una colostomia permanente e una scarsa qualità di vita. «Alcuni pazienti hanno una risposta così completa alla chemioterapia e alla radiazione che al momento dell'intervento chirurgico non esiste più alcun tumore rilevabile» afferma Fahima Dossa, del St.Michael's Hospital, affiliato alla University of Toronto in Canada e autrice principale dello studio. «Questi pazienti, definiti responder completi, hanno un'eccellente sopravvivenza e bassi tassi di recidiva del cancro, fatto che solleva domande sul beneficio della chirurgia. Dal 2004 alcuni chirurghi propongono a questi pazienti la scelta tra un intervento chirurgico e un approccio "watch-and-wait" con un follow-up molto attento; tuttavia, la sicurezza di tale approccio resta poco chiaro» aggiunge.
Per comprendere meglio la validità di questa opzione, i ricercatori hanno condotto una revisione sistematica e una metanalisi di 23 studi su 867 pazienti che hanno adottato l'approccio watch-and-wait, e i risultati mostrano una recidiva solo nel 15,7% di queste persone. «Ciò che colpisce non è solo il basso tasso di ricorrenza del cancro, ma anche il fatto che quasi tutti i pazienti che presentavano una recidiva potevano ancora essere trattati con chirurgia o radiazioni all'epoca in cui essa è stata rilevata. Infatti, solo tre pazienti non hanno potuto subire un ulteriore trattamento a causa della portata della recidiva» affermano gli autori. L'analisi non ha riscontrato differenze nella mortalità tra coloro che hanno seguito l'approccio alternativo e coloro che sono stati sottoposti a intervento chirurgico. «Speriamo che questo studio apra la porta a discussioni tra pazienti selezionati e chirurghi riguardo l'opzione di un approccio di watch-and-wait» concludono gli autori.
The Lancet Gastroenterology & Hepatology 2017. Doi: 10.1016/S2468-1253(17)30074-2 http://www.thelancet.com/journals/langas/article/PIIS2468-1253(17)30074-2/fulltext
Fonte: doctornews33
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