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Le ricerche di Gerona 2005

(04-06-2017) I braccialetti per il fitness misurano bene la frequenza cardiaca ma non le calorie



Milioni di persone indossano braccialetti di monitoraggio durante l'esercizio fisico che rappresentano misuratori della frequenza cardiaca, ma non della stima del consumo energetico, secondo i risultati di uno studio pubblicato sul Journal of Personalized Medicine. «Sei su sette dispositivi testati hanno presentato un errore medio per la frequenza cardiaca al di sotto della soglia accettabile del 5% durante un test al cicloergometro, ma nessuno ha ottenuto un errore al di sotto del 20% per il dispendio energetico in varie attività» dice Euan Ashley, della Stanford University, a Palo Alto in California, che ha guidato il gruppo di studio. I ricercatori hanno reclutato 60 volontari di 18 anni o più della Stanford University e di associazioni sportive dilettantistiche con la massima diversità demografica in età, altezza, peso e indice di massa corporea, circonferenza del polso, tono di colore della pelle e livello di forma fisica. I sette dispositivi testati erano Apple Watch, Basis Peak, Fitbit Surge, Microsoft Band, MIO Alpha 2, PulseOn e Samsung Gear S2. I partecipanti hanno eseguito un totale di 80 test indossando i dispositivi durante la valutazione di laboratorio con controllo di telemetria continua e calorimetria indiretta. Nel complesso, l'errore di dispositivo più basso si è verificato per il test con il cicloergometro e il più alto per l'attività di camminata, con un errore era più alto per gli uomini, per chi aveva un maggiore indice di massa corporea e un tono di pelle più scuro.

Tre unità hanno raggiunto un tasso di errore mediano pari o inferiore al 5% per la frequenza cardiaca durante l'attività di camminata, Apple Watch del 2,5%, PulseOn del 4,9% e Microsoft Band del 5,6%; nei rimanenti quattro dispositivi, l'errore medio variava dal 6,5% all'8,8%. Nel misurare le calorie, il Fitby Surge ha avuto il più basso tasso di errore medio nei vari compiti, pari al 27,4%, e PulseOn ha avuto il più alto, del 92,6%. Gli autori sostengono che il problema sia presente perché mentre la frequenza cardiaca viene misurata direttamente, il dispendio energetico si misura tramite un algoritmo che però non riesce a tenere conto di tutte le variabili individuali. «I pazienti e i medici devono essere consapevoli dei punti di forza e delle limitazioni dei device a disposizione del pubblico che misurano la frequenza cardiaca e la spesa energetica», concludono i ricercatori. «Noi incoraggiamo la trasparenza da parte delle aziende che producono i dispositivi e il rilascio costante di dati di convalida per facilitare l'integrazione di tali dati nelle cure cliniche».

J Pers Med. 2017. doi: 10.3390/jpm7020003
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28538708

Fonte: doctornews33

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