(10-07-2017) Parkinson, alcuni biomarcatori possono predire deficit cognitivi significativi
Secondo uno studio pubblicato su PLoS ONE, alcuni biomarcatori possono aiutare a prevedere quali pazienti con morbo di Parkinson soffriranno di deficit cognitivi significativi entro i primi 3 anni dalla diagnosi. «Volevamo valutare il substrato neurobiologico del declino cognitivo iniziale nella malattia di Parkinson per ottenere maggiori informazioni utili per la gestione del paziente, per il disegno degli studi clinici e per lo sviluppo di trattamenti» afferma Chelsea Caspell-Garcia del Department of Biostatistics, College of Public Health alla University of Iowa negli Stati Uniti, autrice principale della ricerca che precisa: «Abbiamo condotto uno studio internazionale e prospettico su 423 pazienti con nuova diagnosi di malattia di Parkinson non trattati al basale, che non avevano mostrato segni di compromissione cognitiva al tempo del loro arruolamento nel 2010». Dopo un periodo di tre anni, tra il 15 e il 38% di questi partecipanti ha sviluppato una disfunzione cognitiva. I ricercatori hanno eseguito scansioni cerebrali, test genetici e analisi del fluido cerebrospinale, rilevando che questo declino cognitivo risultava correlato con alcuni biomarcatori.
Le scansioni del cervello hanno identificato come biomarcatore il deficit dopaminico, che ha causato la diminuzione del volume e dello spessore cerebrale. Gli autori hanno anche trovato un'associazione con la presenza nel fluido cerebrospinale di proteina beta-amiloide, un marcatore della malattia di Alzheimer, e con alcuni polimorfismi a singolo nucleotide nei geni Cmot e Bdnf precedentemente associati a decadimento cognitivo. Una limitazione dello studio era dovuto al fatto che i partecipanti erano principalmente maschi, bianchi e con un buon livello di istruzione, per cui i risultati potrebbero non essere applicabili ad altri gruppi; tuttavia, la validazione futura di questi biomarcatori potrebbe contribuire alla progettazione di sperimentazioni cliniche per terapie precoci che potranno migliorare i risultati cognitivi. Il follow-up prolungato di questa coorte rivelerà più avanti anche se i rischi genetici siano importanti nel successivo insorgere o nell'avanzamento di una disfunzione cognitiva nella malattia di Parkinson.
Fonte: PLoS ONE 2017. Doi: 10.1371/journal.pone.0175674
https://dx.doi.org/10.1371/journal.pone.0175674
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