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Le ricerche di Gerona 2005

(19-01-07) Dossier rischio cardio-vascolare: raccomandazioni, diabete, sindrome metabolica





Il 75% dei diabetici muoiono per incidenti vascolari e l?ischemia miocardica rappresenta il 50% di questi decessi.
Il diabete, definito in base ad una glicemia a digiuno superiore a 1.26 /l, ? un fattore di rischio di malattie cardiovascolari con un rischio relativo da 2 a 3 nei maschi e da 3 a 5 per le femmine.
Il rischio coronarico nella femmina diabetica raggiunge quello del maschio non diabetico.
Ogni aumento dell?1% di l?emoglobina glicata (HBA1c) corrisponde ad un aumento del rischio relativo del 10% di mortalit? cardiovascolare.
Certi studi, in particolare quello di Haffner, hanno mostrato che anche il rischio coronarico ? elevato tanto in un soggetto diabetico che non ha avuto un infarto del miocardio che in un non-diabetico che ne ha avuto uno
(Mortality from coronary heart disease in subjects with type 2 diabetes and in non diabetic subjects with and without prior myocardial infarction, Haffner SM and all; N.Eng.J.Med, 1998; 339: 229-234).
Lo studio UKPDS ha mostrato una diminuzione del 16% di infarti del miocardio provocato da una diminuzione dello 0.9% di emoglobina glicata
(al limite della significativit?) (UK Prospective Diabetes Study, UKPDS Group; Lancet 1998 ; 352 :837-853)
Il rischio relativo legato al diabete varia in base alla localizzazione dell?aterosclerosi: ? da 1.5 a 2 per gli eventi vascolari cerebrali, da 2 a 4 per l?insufficenza coronarica, da 5 a 10 per l?arteropatia agli arti inferiori.

Il diabete costituisce un fattore di gravit? della patologia coronaria e cerebrovascolare con:
- lesioni coronariche pi? gravi,
- mortalit? post-infarto raddoppiata,
- evoluzione pi? frequente verso l?insufficenza cardiaca la cui prognosi ? analogamente pi? grave.

Nel diabete di tipo 1, il rischio si manifesta da 15 a 20 anni di diab?te, e quanto pi? esista una nefropatia con proteiinuria.
Il diabete di tipo 2 ? frequentemente associato ad altri fattori di rischio cardiovascolare: l?HTA ? due volte pi? frequente in questa popolazione e l?iperlipidemia ? da 5 a 10 volte pi? frequente, e la stessa cosa vale per il il tabagismo.
L?iperglicemia s?associa ad anomalie quantitative delle lipoproteine: dal 20 al 50% dei diabetici presenta ipertrigliceridemia, aumentano le LDL piccole e dense molte aterogene e l?HDL diminuisce.
Non c?? un valore soglia di glicemia che determina il rischio di complicanze microvascolari.
Una meta-analisi ha mostrato che il rischio relativo di morbi-mortalit? coronarica ? dell?1.33 per una glicemia a digiuno dell?1.10 /l rispetto ad una glicemia a digiuno di 0.75 /l.
La presenza d?un?intolleranza al glucosio o d?un?iperglicemia a digiuno aumenta il rischio cardiovascolare.
La sindrome metabolica ? d?finita secondo il NCEP III (National Cholesterol Education Program Adult Treatement Panel (ATP) con l?associazione di almeno 3 tra i seguenti fattori:
- Giro di vita > 88 cm nella donna, 102 cm nell?uomo,
- HDL-Colesterolo< 40 mg/dl nell?uomo < 50 mg/dl nella donna.
- Trigliceridi a digiuno > 1.5 g/l
- Pressione arteriosa = 130/85mmHg o trattamento antiipertensivo.
- Glicemia a digiuno = 1,10 g/l o = 1.40 /l non a digiuno
La sindrome metabolica ? associata ad un aumento del rischio cardiovascolare, l?odd ratio ? di 2 e passa a 4 se esiste un antecedente di malattia cardiovascolare.

Fonte:
Impact of the metabolic syndrome on mortality from coronary heart disease, cardiovascular disease, and all causes in United States adults. Malik S et coll. Circulation. 2004 Sep 7; 110(10):1245-50. Epub 2004 Aug 23 ; Clinical importance of obesity versus the metabolic syndrome in cardiovascular risk in women, Kip K and all ; Circulation.2004 ;109 :706-713)

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