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Le ricerche di Gerona 2005

(26-11-2017) ‘Etichetta intelligente’: cambia colore se il cibo è andato a male




I ricercatori della Clarkson University a Potsdam (New York), grazie alle nanostrutture, stanno mettendo a punto un sistema innovativo per informare in tempo reale il consumatore elevando anche il livello qualitativo dei prodotti alimentari. Si tratta di un’etichetta che cambia colore quando il cibo va a male. E’ l’ultima frontiera della tecnologia applicata al settore alimentare, sempre in cerca di soluzioni per tutelare salute e sicurezza del consumatore.

La ricerca, iniziata 10 anni fa testando la presenza di antiossidanti nel tè e nel vino, si basa su un sensore a basso costo, portatile, su carta, in grado di individuare deterioramento e contaminazione nei prodotti alimentari ma anche nei cosmetici, visto che anche creme e lozioni hanno una scadenza e vanno a male. L”intelligenza’ di queste etichette si manifesta cambiando colore quando il prodotto resta fuori dal frigorifero più del consentito o se l’alimento è scaduto e contaminato da batteri o inquinanti. Una rivoluzione per l’intera filiera dove il consumatore, in base al colore dell’etichetta, sarà in grado di sapere se il prodotto ha subito contaminazioni, compromettendone la qualità e quindi sia da buttare.

Nel laboratorio della capo progetto Silvana Andreescu, è stata creata una piattaforma di rilevamento che incorpora tutti i reagenti necessari per la rilevazione in un pezzo di carta. La differenza dagli altri sensori, spiegano i ricercatori, sono le nanostrutture utilizzate per catturare i vari composti pre-determinati, vere ‘sentinelle’ del cambiamento. Le particelle stabili e inorganiche quando interagiscono con le sostanze che si vogliono rilevare, cambiano colore e, a seconda dell’intensità si sa il grado di deterioramento.

L’obiettivo ora è di estendere la gamma di applicazioni, includendo anche pesticidi e marcatori a garanzia della freschezza dell’alimento. Un prototipo del sensore oggi è in grado di individuare l’Ocratossina A, una micotossina presente in prodotti come i cereali e il caffè e presto potrebbe essere ampliato per cercare Salmonella ed Escherichia Coli, nemici insidiosi spesso invisibili temuti dai consumatori.

Non è un caso che per 3 su 4, secondo un’indagine Federcoopesca- Confcooperative, capire se un prodotto è davvero fresco è un problema che rischia di frenarne l’acquisto; e questo è più evidente per quanto riguarda i prodotti ittici, dove la deperibilità degli alimenti è elevata e la loro self-life ridotta.

Fonte: nutrieprevieni.it

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