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Le ricerche di Gerona 2005

(18-12-2017) Le apnee notturne si associano a un aumento del rischio di Alzheimer






Secondo uno studio pubblicato sull'American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine, l'apnea ostruttiva del sonno può avere un ruolo nell'accumulo cerebrale di amiloide, aumentando il rischio di malattia di Alzheimer. «Ricerche precedenti dimostrano che il trattamento per ridurre o azzerare le apnee ostruttive del sonno, tra cui gli apparecchi che erogano un flusso d'aria continuo a pressione positiva (Cpap) oppure i riposizionatori mandibolari che mantengono mandibola e lingua in posizione avanzata per aumentare lo spazio aereo posteriore favorendo il flusso d'aria, potrebbero mitigare la progressione del deficit cognitivo ritardando l'insorgenza della malattia» spiega il coordinatore dello studioRicardo Osorio, del Center for Brain Health, NYU Langone Health New York City, che con i colleghi ha studiato i legami tra gravità dell'apnea ostruttiva del sonno e caratteristiche sia del liquido cerebrospinale sia dell'imaging con tomografia a emissione di positroni eseguita con composto Pittsburgh B (PiB- PET) in 208 adulti sani e cognitivamente normali di età compresa tra 55 e 90 anni seguiti per due anni. Di questi soggetti, 99 (46,6%) senza apnea ostruttiva del sonno sono stati considerati come controlli sani, 76 (36,5%) avevano un'apnea ostruttiva del sonno in forma lieve e 35 da moderata a grave.

E a conti fatti emerge che, nei pazienti con apnea ostruttiva del sonno rispetto ai controlli, i biomarcatori potenzialmente indicativi di un accumulo cerebrale di amiloide, ossia il frammento a 42 aminoacidi del peptide beta-amiloide (A- eta-42) e la tendenza all'incremento di captazione corticale del PiB alla PiB-PET, sono aumentati nel tempo in modo direttamente proporzionale alla gravità dell'apnea. «Questi risultati suggeriscono che l'apnea ostruttiva del sonno può svolgere un ruolo nella deposizione di amiloide nell'ultima parte della vita» scrivono i ricercatori, sottolineando che le variazioni dei biomarcatori erano superiori a quelle dovute alla sola presenza dell'allele eta-4 dell'apolipoproteina E (APOE), a oggi considerato il fattore di rischio più importante per malattia di Alzheimer. E Osorio conclude: «Questo studio dimostra che, almeno nei soggetti cognitivamente normali, i disturbi del sonno potrebbero indurre la deposizione di amiloide e non viceversa. Pertanto, il trattamento dell'apnea ostruttiva del sonno potrebbe ritardare la progressione del decadimento cognitivo proprio della malattia di Alzheimer».

American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine 2017. Doi: 10.1164/rccm.201704-0704OChttp://www.atsjournals.org/doi/10.1164/rccm.201704-0704OC

Fonte: doctornews33

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