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(13-07-2018) Disbiosi intestinale e rischio cardiovascolare: presentata una consensus





La relazione tra microbiota intestinale ed altri organi è ormai nota, ma particolare interesse sta assumendo la sua interazione con l'apparato cardiovascolare. Su questo tema è stato presentato a Bologna, all'VIII Congresso Nazionale della Società Italiana di Nutraceutica (SiNut) il documento di consenso intersocietario"Disbiosi intestinale e rischio cardiovascolare: valore clinico ed economico dell'intervento nutraceutico", realizzato con il supporto incondizionato di Montefarmaco OTC. Il documento definisce, attraverso i dati attualmente disponibili, lo 'stato dell'arte' delle relazioni fra microbiota e malattie cardiovascolari (CVD) e analizza i benefici economici dei probiotici, associati o meno ad altri nutraceutici, nella disbiosi intestinale e nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.

«In Italia,leading countryin Europa per la spesa pro capite per i nutraceutici, nasce questo documento che ha l'obiettivo di fornire una risposta scientifica basata sulle evidenze della letteratura» Spiega il professorAlberto Martinadel Dipartimento di Scienze del Farmaco e Master Prodotti Nutraceutici dell'Università degli Studi di Pavia «Lo scopo è fornire elementi sia al medico sia al farmacista affinché possano decidere di prescrivere i nutraceutici o consigliarli al paziente».

Con i nutraceutici si può mettere in atto quella che viene definita medicina di intervento e possono essere usati in diverse situazioni. «Diversi studi clinici dimostrano che singoli integratori, o associazioni di integratori, possono essere efficaci per il contenimento della colesterolemia», spiega il professorArrigo Cicerodel Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Università degli Studi di Bologna e Presidente SINut «Un approccio scientifico interessante è la possibilità di associare un integratore per la riduzione del colesterolo a uno che possa ridurre l'assorbimento del colesterolo a livello intestinale. Un recente studio clinico dell'Università di Milano dimostra che l'associazione di riso rosso fermentato con i probiotici può agire nella riduzione del colesterolo». La nutraceutica può rivestire un'opzione nei casi nei quali il paziente non è eleggibile per un uso delle statine perché ha un valore di colesterolo appena più alto della norma o valori borderline, ma può anche essere utilizzata come supporto al farmaco stesso, per il cosiddettoadd on treatment.

L'utilizzo di nutraceutici porta nel lungo periodo anche ad un risparmio per il SSN. Nel nostro Paese, il costo medio sostenuto dal SSN per soggetto con ipercolesterolemia è di circa 6mila euro l'anno. «Secondo i risultati di una recente analisi, il potenziale risparmio che si genererebbe per il Sistema sanitario nell'arco temporale di 10 anni a seguito dell'uso dei prodotti nutraceutici nell'ipercolesterolemia, ammonterebbe a circa 116 milioni di euro», spiega il professorGiorgio Colombo, docente di Organizzazione Aziendale, Facoltà di Farmacia, Università degli Studi di Pavia e Direttore Scientifico S.A.V.E. - Studi Analisi Valutazioni Economiche di Milano «Se l'intento è quello di spostarsi dalla medicina tradizionale alla medicina preventiva e dalla promozione del farmaco a quella della salute, i prodotti nutraceutici potrebbero risultare utili per la riduzione dell'incidenza di importanti patologie croniche e delle loro complicanze e comportare, quindi, un reale risparmio per il Sistema Sanitario».

Chiara Romeo

Fonte: doctornews33

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