(29-07-2018) Omega-3, una review Cochrane mette in discussione i benefici cardiovascolari. La replica di Aiipa
Aumentare l'assunzione di omega-3 non sembra ridurre il rischio di malattie cardiache e ictus o la mortalità , secondo una nuova revisione Cochrane che ha consultato gli studi in tutte le lingue segnalati nei database Central, Medline e Embase (aggiornati ad aprile 2017), più i registri dei trial ClinicalTrials.gov e International Clinical Trials Registry dell'Oms (aggiornati a settembre del 2016): «Complessivamente, abbiamo esaminato 79 studi randomizzati e controllati che hanno incluso oltre 110.000 partecipanti con o senza malattia cardiovascolare. I partecipanti sono stati randomizzati a ricevere consulenza per l'integrazione o un consiglio del medico di aumentare l'assunzione di acidi grassi polinsaturi omega-3 a catena lunga o di acido alfa-linolenico (ALA) oppure ad assumerli in maniera abituale o ridotta per almeno un anno» spiegaAsmaa Abdelhamid, della University of East Anglia di Norwich, Regno Unito, che ha guidato il gruppo di lavoro. Ebbene, i ricercatori hanno scoperto che l'aumento di omega-3 a catena lunga fornisce poco o nessun beneficio sulla maggior parte degli esiti osservati. Hanno osservato infatti che i grassi omega-3 a catena lunga hanno avuto un effetto minimo o nullo sul rischio di morte per qualsiasi causa (8,8% nelle persone che avevano aumentato l'assunzione rispetto a 9% nei gruppi di controllo). Hanno anche rilevato che l'assunzione di più grassi omega-3 a catena lunga (tra cui EPA e DHA) probabilmente fa poca o nessuna differenza per quanto riguarda il rischio di eventi cardiovascolari, morti cardiache coronariche, eventi di coronaropatia, ictus o irregolarità cardiache. I grassi omega-3 a catena lunga hanno probabilmente ridotto i trigliceridi e il colesterolo HDL nel sangue, ma va sottolineato che, mentre la riduzione dei trigliceridi è probabilmente protettiva verso le malattie cardiache, quella del colesterolo HDL ha l'effetto opposto.
La revisione sistematica suggerisce che introdurre più ALA attraverso il cibo o gli integratori probabilmente ha un effetto minimo o nullo sulla mortalità per cause cardiovascolari. Tuttavia, assumere più ALA probabilmente riduce il rischio di irregolarità cardiache dal 3,3 al 2,6%. L'aumento di omega-3 a catena lunga o ALA probabilmente non influisce sul peso o sul grasso corporeo. «Alla luce dei dati emersi da questa revisione sarebbe appropriato rivedere le raccomandazioni ufficiali che sostengono l'assunzione di acidi grassi supplementari» concludono gli autori. Pronta la replica dell'Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari: «Si tratta di una revisione di dati pubblicati che non include alcuno studio recente e che replica un modello di analisi non privo di criticità » scrive Integratori Italia-AIIPA. «Si riferisce prevalentemente, infatti, a soggetti già portatori di malattie cardiovascolari pregresse (che sono ormai soggetti, in tutti i paesi industrializzati, ad interventi farmacologici multipli, che rendono complesso identificare l'effetto di ogni singolo principio attivo impiegato, come appunto gli omega-3). Le conclusioni tratte sono quindi di limitata rilevanza per le persone sane, che siano interessate a ridurre il proprio rischio di ammalarsi». Secondo l'associazione dei produttori, quindi, si tratterebbe di conclusioni premature: «Per avere nuove informazioni sul tema è necessario attendere i risultati dei grandi studi controllati attualmente in corso».
Cochrane Database Syst Rev. 2018. doi: 10.1002/14651858.CD003177.pub3https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30019766
Fonte: doctornews33
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