(18-02-07) Il rischio di malattia coronaria mortale associata a diabete ? maggiore del 50% nella donna rispetto all?uomo
Il rischio relativo di malattia coronarica mortale associata a diabete ? maggiore del 50% nella donna rispetto all?uomo. Si pu? spiegare questa predominanza con la presenza di profili di rischio meno favorevoli nella donna, oltre a possibili differenze di trattamento che favoriscono l?uomo.
Excess risk of fatal coronary heart disease associated with diabetes in men and women: meta-analysis of 37 prospective cohort studies.
Huxley R, Barzi F, Woodward M. BMJ. 2005
L?obiettivo del lavoro ? quello di calcolare una stima del rischio relativo di malattia coronarica mortale in associazione a diabete nell?uomo e nella donna.
Come fonte dei dati sono stati utilizzati gli studi pubblicati tra il 1966 ed il marzo 2005, identificati in Embase e Medline, utilizzando un programma di testo e la strategia di ricerca MESH, oltre agli studi coorte del Pacifico asiatico, eligibili se riportavano stime del rischio relativo di malattia coronaria mortale nell?uomo rispetto alla donna in presenza od in assenza di diabete.
Gli studi venivano scartati se le stime non erano uniformi almeno per il parametro et?.
Sono stati identificati 37 studi di diabete tipo II e malattia coronarica mortale per un totale di 447.064 pazienti.
Il tasso di malattia coronaria mortale era pi? elevato nei pazienti diabetici (5.4 v 1.6%).
Il rischio relativo globale per malattia coronarica mortale in pazienti diabetici, confronto a quelli non diabetici, era significativamente pi? elevato nella donna rispetto all?uomo: 3.50, 95% intervallo di confidenza da 2.70 a 4.53 vs 2.06, da 1.81 a 2.34.
Dopo l?esclusione degli otto studi parametrati solo per et?, la differenza del rischio rispetto ai sessi si riduceva sensibilmente comunque ancora altamente significativa. 1.46 (da 1.14 a 1.88) era il rapporto associato (uomo, donna) del rischio relativo nei 29 studi.
Il rischio relativo di malattia coronarica mortale associata a diabete ? maggiore del 50% nella donna rispetto all?uomo.
Si pu? spiegare questa predominanza con la presenza di profili di rischio meno favorevoli nella donna, oltre a possibili differenze di trattamento che favoriscono l?uomo.
Fonte: PubMed
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