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Le ricerche di Gerona 2005

(06-01-06) Cosa mangia il mondo?


L'eccesso di calorie consumate dall'Occidente contagia l'Oriente mentre l'Africa resta denutrita

Cosa mangiano, oggi, gli oltre sei miliardi di esseri umani che affollano il pianeta?
La risposta ? complicata: fattori economici, sociali e climatici, abitudini alimentari e culturali non permettono una risposta univoca, ma una suddivisione per macro aree si pu? certo tentare.
Cominciamo dunque dall'Occidente industrializzato, reduce dalle feste natalizie dove ha di certo sforato le tabelle, anche le pi? indulgenti, sui fabbisogni energetici procapite.
Ebbene, l'Occidente ha in media una disponibilit?, secono la Fao, di 3.340 calorie a testa.
Il che non significa che ognuno di noi le ingurgita tutte: in Italia, per esempio, il consumo medio ? sulle 2.400 calorie a testa a fronte di un fabbisogno calorico individuale che varia da persona a persona in una forbice che va dalle 1.800 alle 2.400 ( quest'ultimo dato ? per un uomo adulto con un'intensa attivit? fisica).

L'Occidente, dunque, mangia troppo e se da un lato non gli manca nessun micronutriente, si stanno facendo largo per? patologie legate alla sovrabbondanza di cibo e all'eccessivo consumo di grassi saturi, sale, carboidrati raffinati, carne.
Il sovrappeso e l'obesit? negli Stati Uniti toccano punte del 60% tra gli adulti e del 30% tra i bambini, mentre avanza la sindrome chiamata " diabesity", una combinazione di obesit? e diabete disastrosa per la salute.

L'eccesso di calorie sta diventando un problema anche nella seconda macro area, quella delle economie di transizione, in cui rientrano Paesi come molti di quelli che una volta erano parte integrante dell'Urss, oltre a quasi tutti i Balcani, a vaste zone dell'America latina o dell'Asia.
In questo caso, per?, le calorie in eccesso? quando ci sono ? sono dovute a un'alimentazione fatta prevalentemente di carboidrati: cereali, pane, patate, che coprono il 60 70% del totale della dieta.
Le proteine nobili, la carne, i latticini, per molta parte di queste popolazioni sono sulla tavola in occasioni eccezionali o addirittra mai.

?Per questo ? spiega Laura Rossi, ricercatrice dell'Istituto nazionale di ricerca per la nutrizione e l'alimentazione esperta di politica nutrizionale dei Paesi in via di sviluppo e delle economie di transizione? la popolazione dei Paesi in transizione ? spesso carente di elementi nutritivi importanti, come ferro, zinco, iodio, in generale sali minerali, oltre che, in alcuni casi come i Paesi caucasici dove il clima non permette di coltivare molta frutta e ortaggi, anche di vitamine. Inoltre, spesso non esiste un controllo di salute pubblica, per cui negli adulti, a un certo punto, si manifestano problemi legati alla cattiva nutrizione? .

Insomma, in questi Paesi si mangia, ma si mangia, a causa delle condizioni economiche, male.
Le calorie provengono quasi tutte da carboidrati o grassi scadenti, le proteine sono poche, scarsissima, spesso, la frutta.
E non di rado si ingrassa per l'eccesso di pane e patate, unico cibo che abbonda davvero.
Inoltre in molti casi c'? un diffuso consumo di superalcolici come la vodka, la tequila e cos? via. Una situazione che apre la strada a malattie croniche, che si manifestano a partire da una certa et?.

La terza macro aera ? invece purtroppo accomunata da una grave malnutrizione, ed ? quella dei Paesi in via di sviluppo, soprattutto della fascia africana centrale oltre che di alcune piccole aree particolari tipo la Corea del Nord.
Qui, la popolazione ha in media a disposizione 2.000 calorie al giorno (il dato ?, come abbiamo visto teorico), ma calcolando il gap tra la disponibilit? e il consumo, la media procapite di calorie effettivamente assunte non va oltre le mille al giorno.

?In molti Paesi africani ? spiega Laura Rossi ? l'unico cibo a disposizone della popolazione ? praticamente la manioca, un tubero che per? ha una grande quantit? di fibre, riempie la pancia ma d? poche calorie. In certi casi manca anche quella, e la situazione si fa drammatica. A volte ci sono frutta e verdura coltivate localmente. In questi Paesi c'? da un lato la carenza di elementi nutritivi importanti, ma dall'altro mancano proprio le calorie, con conseguenze pesanti soprattutto sulle fasce pi? deboli della popolazione come i bambini e le donne in et? fertile? .
Anche miglio e sorgo, in queste aree, costituiscono una risorsa alimentare. In totale, i carboidrati costituiscono i due terzi della dieta.
Un dato ci d? forse in breve l'idea della distanza che separa questomondo dall'Occidente pi? opulento ed esagerato: nel Ciad, una persona in media mangia in un anno 1,4 chili di carne, mentre negli Stati Uniti 124,7 chili ( in Italia circa 90 chili).
Sfortunatamente, in alcune regioni del mondo dove la fame imperversa, non ? nemmeno possibile pensare a soluzioni tipo il tecnocibo o gli Ogm, perch? il problema sono piuttosto i conflitti, la situazione politica totalmente instabile e il caos sociale.
Il Congo, uno dei Paesi in cui la popolazione soffre fortemente di malnutrizione, ha terre fertilissime, piogge abbondanti e sono possibili fino a quattro raccolti l'anno. Il fatto che la terra non venga coltivata non dipende dai fattori climatici o geologici, che possano essere risolti con la tecnologia, ma umani.

In quale angolo del mondo allora, la dieta ? la migliore?
Su quella mediterranea tradizionale, ricca di antiossidanti ed equilibrata nei nutrienti, ma che oggi viene osservata sempre meno a causa di un'alimentazione sovrabbondante e di un eccessivo consumo di carne, sono stati spesi fiumi d'inchiostro.
Ma l'angolo del mondo dove si mangia meglio, se si deve giudicare dalla lunghezza della vita dei suoi abitanti, ? l'isola di Okinawa, in Giappone.
L? i centenari e gli ultracentenari abbondano pi? che in ogni altra parte del pianeta: sono dieci ogni centomila abitanti e per questo Okinawa ? stata spesso oggetto di studio.
Sulla tavola degli isolani prodotti dei loro orti, tanto pesce, tofu ( il "formaggio" vegetale) ma fatto di alghe ( molto meno diffuso in loco ? quello classico, fatto di soia), t? verde in quantit?, lime, papaya, riso.
O almeno cos? ? stato per molte generazioni, comprese quelle degli odierni centenari.
Oggi, invece, tra gli under 50 le abitudini si sono uniformate a quelle del resto del Giappone.
Che comunque resta uno dei Paesi del mondo dove l'alimentazione ? pi? salutare.


Fonte: www.greenplanet.net

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