(07-01-06) Rischio di diabete tipo 2 e glicemia normale
Spesso al medico viene rivolto il quesito ?Dottore, i miei risultati di laboratorio sono normali??. Dietro questa domanda apparentemente semplice si nascondono in realt? una serie di fattori che, valutati in un numero elevato di studi epidemiologici, hanno definito la complessit? di cosa effettivamente pu? essere considerato ?normale?. Per citare l'esempio pi? famoso, i valori di normalit? del colesterolo LDL sono stati progressivamente abbassati e rappresentano l'esempio paradigmatico di come l'acquisizione di conoscenze sul metabolismo lipidico e della correlazione tra colesterolo LDL e aterosclerosi abbiano contribuito a modificare gli obiettivi del trattamento e definire il ruolo di colesterolo ?cattivo? percepito dalla gente comune. Analoga ? la storia recente del diabete. Nel 1979 il criterio raccomandato dal National Diabetes Data Group per la diagnosi di diabete era una glicemia >140 mg/dl. Nel 1997, il range per la diagnosi veniva abbassato a 126 mg/dl, identificando un'area ?grigia? tra 110 mg/dl e 125 mg/dl, che introduceva il concetto di alterata glicemia a digiuno. Per arrivare alla recente definizione di glicemia normale a digiuno (110 mg/dl), rivista dal Comitato di Esperti dell'American Diabetes Association che considera alterato un livello di glicemia compreso tra 100 e 109 mg/dl. Ancora una volta il range di normalit? ? stato abbassato, ma il dibattito non ? concluso.
In questo contesto sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine i dati dello studio MELANY (Metabolic, Lifestyle, and Nutrition Assesment in Young Adults) che ha analizzato come diversi livelli di glicemia normale a digiuno identificano soggetti, giovani, sani, ma ad aumentato rischio di diabete.
Dal 1992 al 2004 sono stati studiati 13.163 soggetti di et? media di 32 anni (range 26-45) con una glicemia < 100 mg/dl. Nel periodo di studio, con un follow up medio di 5.7 anni, sono stati identificati 208 casi incidenti di diabete. Un modello di analisi multivariata per et?, storia familiare di diabete, indice di massa corporea, entit? di attivit? fisica, fumo e livello di trigliceridi ha evidenziato un aumentato rischio di diabete tipo 2 nei soggetti con glicemia >87 mg/dl confrontandoli con coloro che erano nel quintile pi? basso (glicemia < 81 mg/dl). I soggetti maschi con livello di trigliceridi >150 mg/dl e glicemia compresa tra 91-99 mg/dl avevano un rischio di diabete espresso come Hazard Ratio (HR) uguale a 8.23 rispetto a soggetti con glicemia <86 mg/dl e trigliceridi <150 mg/dl con un HR=1 (tab 1). Analogo l'effetto congiunto dell'indice di massa corporea (BMI) >30 sull'HR, che nei soggetti con glicemia tra 91 e 99 mg/dl ? risultato pari a 8.29 rispetto all'HR=1 dei soggetti con BMI >25 e glicemia <86 mg/dl (tab 2 ).
Questi dati dimostrano che livelli di glicemia ai limiti superiori normali rappresentano un fattore di rischio indipendente per diabete tipo 2 nei soggetti giovani di sesso maschile, in particolare se associati ad una valutazione congiunta del BMI e del livello di trigliceridi. Nell'editoriale di commento al lavoro, Ronald A. Arky dell'Harvard Medical School di Boston, afferma che non ci sono ragioni plausibili per ritenere queste informazioni specifiche per il sesso maschile e quindi la risposta appropriata alla domanda ?dottore la mia glicemia ? normale?? sar? ?Si, ma bisogna fare qualcosa per il suo peso e il suo stile di vita?.
Fonte: Univadis
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