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Le ricerche di Gerona 2005

(16-01-06) La sindrome delle apnee ostruttive notturne: il sonno come nuova frontiera cardiovascolare



Tra i disturbi del sonno desta un interesse particolare la sindrome delle apnee ostruttive notturne (OSAS) per via di correlazioni con scompenso cardiaco, bradiaritmie, fibrillazione atriale, ictus e morte improvvisa. Il New England Journal of Medicine conferma l'aumento del rischio di ictus e di mortalit? per tutte le cause in pazienti con OSAS. Inoltre analizza l'efficacia della CPAP (ventilazione a pressione positiva continua delle vie aeree) per migliorare la prognosi di questi pazienti.
La sindrome delle apnee ostruttive notturne
Nella vita dell'uomo il sonno occupa in media circa un terzo della sua durata complessiva. I disturbi del sonno, fino a pochi anni fa di competenza quasi esclusiva dello specialista neurologo, hanno acquistato un interesse particolare anche per altre branche della moderna medicina. Uno di questi disturbi che oggi desta particolare interesse anche da parte di cardiologi e broncopneumologi, ? costituito dalla sindrome delle apnee ostruttive notturne (OSAS, Obstructive Sleep Apnea Sindrome) . Si tratta di una anomalia caratterizzata da interruzioni intermittenti del flusso aereo nelle vie respiratorie che si verifica involontariamente durante il sonno determinando dei veri e propri periodi di apnea, seguiti da periodi di normale ripresa del ritmo respiratorio o iperventilazione. ? pi? frequente in soggetti che presentano incremento significativo del peso corporeo e spesso affetti da ipertensione arteriosa, insulino-resistenza e patologie respiratorie. Il particolare interesse per questa sindrome ? rappresentato da una serie di disturbi collaterali che si associano al quadro clinico, come la possibile comparsa di aritmie cardiache, soprattutto bradiaritmie, e da una prognosi di vita non particolarmente buona nei soggetti che ne soffrono, che li vede pi? spesso affetti da ictus, morte improvvisa, scompenso cardiaco. La terapia si avvale di rimedi quali la riduzione del peso corporeo, modificazioni posturali, impianto di stimolatore cardiaco (nei pazienti affetti da gravi bradiaritmie) e soprattutto dalla cosiddetta CPAP (ventilazione a pressione positiva continua delle vie aeree).
Prognosi nei pazienti con OSAS
La maggiore morbilit? e mortalit? cardiaca e vascolare dei pazienti affetti da OSAS ha suscitato particolare interesse tra i medici, anche se ancora non sono ampiamente chiariti i meccanismi patogenetici di queste correlazioni (un'ipotesi risiede nel ruolo importante che potrebbero giocare una riduzione del flusso ematico cerebrale, ipercoagulabilit? del sangue, aritmie cardiache). ? infatti oggi dimostrato che scompenso cardiaco, bradiaritmie, fibrillazione atriale, ictus e morte improvvisa sono significativamente correlati a tale patologia. Uno studio recente pubblicato sul New England Journal of Medicine ha confermato un aumento del rischio di ictus ma anche di mortalit? per tutte le cause nei pazienti con OSAS, indipendente da altri fattori di rischio associati, compresi ipertensione arteriosa, eccedenza ponderale, fibrillazione atriale, diabete mellito.
Prevenzione della patologia cardio e cerebrovascolare correlata
Oggi uno dei quesiti pi? interessanti al riguardo ? rappresentato dal problema dei presidi maggiormente efficaci per migliorare la prognosi a breve e lungo termine di questi pazienti. La migliore terapia attualmente disponibile, in grado di risolvere i sintomi e migliorare la qualit? del sonno e di vita di questi malati ? come gi? espresso la CPAP, ma questa secondo alcuni recenti studi non si ? dimostrata altrettanto efficace nel migliorare la prognosi e nel ridurre soprattutto il rischio di ictus. I risultati di uno studio randomizzato eseguito in Canada su una popolazione di 258 pazienti con OSAS e scompenso cardiaco sottoposti a terapia con CPAP sono stati pubblicati nello stesso numero della rivista New England Journal of Medicine. La terapia somministrata ? stata efficace nel ridurre le apnee notturne, migliorare la saturazione d'ossigeno durante il periodo di sonno, aumentare la frazione di eiezione, ridurre i livelli di norepinefrina nel sangue, incrementare la capacit? fisica (valutata con il test del cammino dei 6 minuti), ma non ? stata in grado di migliorare in modo significativo la sopravvivenza dei pazienti studiati. Non esisterebbe quindi una prova evidente di un miglioramento della prognosi dei pazienti trattati con CPAP a fronte di un miglioramento clinico rilevabile.

Yaggi HK, Concato J, Walter N. Kernan WN, et al. Obstructive Sleep Apnea as a Risk Factor for Stroke and Death. N Engl J Med 2005;353:2034-41
http://content.nejm.org/cgi/content/abstract/353/19/2034

Douglas Bradley D, Logan AG, Kimoff J, et al. Continuous Positive Airway Pressure for Central Sleep Apnea and Heart Failure. N Engl J Med 2005;353:2025-33.
http://content.nejm.org/cgi/content/short/353/19/2025

Somers VK. Sleep ? A New Cardiovascular Frontier. N Engl J Med 2005;353: 2070-73
http://content.nejm.org/cgi/content/short/353/19/2070

Fonte: Univadis

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