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Le ricerche di Gerona 2005

(01-08-07) Cos? il diabete lascia il segno




La malattia trasmette una "memoria" all'organismo anche quando la glicemia torna normale

di Silvia Baglioni
Il diabete, alla luce delle ultime scoperte, ? una sindrome subdola con una sua "memoria metabolica". Subdola perch? la diagnosi avviene dopo un quinquennio o un decennio in cui la malattia decorre senza essere riconosciuta. I problemi iniziano quando il livello di glucosio nel sangue aumenta esageratamente. Se questi episodi si ripetono frequentemente e la glicemia resta alta per lunghi periodi, l'organismo acquista una sorta di memoria. "Bastano poche settimane di glicemia elevata per modificare il modo di comportarsi delle cellule e per danneggiare l'organismo anche quando gli zuccheri sono tornati sotto controllo" spiega Antonio Ceriello, Endocrinologo autore di una recente ricerca pubblicata sulla rivista della Societ? Europea di Diabetologia.
Gli studi sulle colture cellulari e su ratti hanno dimostrato inequivocabilmente ci? che la clinica aveva gi? osservato. Lo zucchero in eccesso ha un effetto tossico; si lega alle proteine dei mitocondri (strutture cellulari che fungono da centrali elettriche) e induce la produzione di radicali liberi, che danneggiano i tessuti, in particolare le cellule del pancreas, che producono insulina, e l'endotelio, il tessuto di rivestimento dei vasi sanguigni. L'effetto tossico continua anche quando la glicemia ? riportata al livelli normali, per questo gli scienziati parlano di memoria metabolica. Per questa ragione alcuni diabetici, anche ben trattati, col tempo sviluppano le complicanze della malattia, in particolare quelle pi? temute legate al danno vascolare (retinopatia, neuropatia diabetica, insufficienza renale e infarto del miocardio). La terapia con insulina da sola, infatti, non ? in grado di annullare la memoria metabolica. Probabilmente ? necessario complementarla con sostanze antiossidanti, come l'acido alfa lipoico, capace di staccare il glucosio dalle proteine mitocondriali.
"Questa scoperta pu? cambiare l'approccio alla terapia" conclude Ceriello. "Oggi, soprattutto nel "tipo 2", si cerca di attendere prima di iniziare il trattamento farmacologico dell'iperglicemia, suggerendo al paziente una dieta e dell'attivit? fisica. Iniziative che possono essere efficaci, ma che richiedono tempi lunghi. Alla luce delle nuove evidenze, invece, ? auspicabile un intervento tempestivo, anche farmacologico. In altre parole bisogna far scendere la glicemia al pi? presto, con tutti i mezzi disponibili, e trovare nuove molecole che possano "staccare" il glucosio dalle proteine dei mitocondri, mettendo a punto, in questo modo, una vera cura contro la memoria metabolica".

Fonte: La Repubblica.it Salute

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