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Le ricerche di Gerona 2005

(30-08-07) La proteina della longevit?



I ricercatori hanno ?prodotto? un topo mutante che vive pi? a lungo, consuma di pi? e pesa di meno. Tutto per una proteina
La molecola ?chiave? si chiama AC5


NEW JERSEY, (Stati Uniti) ? La proteina in questione si chiama AC5 (5 adenilil ciclasi) e, secondo uno studio pubblicato su Nature, i topi mutanti privati di AC5 producono una maggior quantit? di un'altra proteina denominata ERK2, che regola i processi ossidativi e regala un'eterna giovinezza (o quasi) e altri piacevoli effetti collaterali. Allo studio ha collaborato anche il professore Stephen Vatner che, come spesso succede, ? inciampato in questa verit? quasi per caso, nel corso di altri studi sulle patologie cardiache.
SCOPERTA INCIDENTALE - Vatner, collaborando con il professor Junichi Sadoshima e con altri colleghi alla scuola medica del New Jersey, inizialmente era interessato a scoprire se l'inibizione dell'AC5 conducesse a un cuore pi? sano. Ma nel corso dell'esperimento ha constatato che i topi privi di questa proteina avevano una longevit? mediamente superiore del 30 per cento. L'AC5, come altri betabloccanti (sostanze che inibiscono l'adrenalina), esercita notoriamente un'azione positiva significativa sul cuore, ma le recenti scoperte dell'equipe del professor Vatner aprono le porte a ipotesi sconfinate, quasi miracolose, che vanno ben oltre i benefici cardiaci.
L'ESSERE UMANO - I topi osservati infatti hanno rivelato un cambiamento significativo nel processo di metabolismo: mangiano di pi?, pesano di meno e soprattutto vivono molto pi? a lungo. Inoltre pare che questi topi mutanti siano anche pi? resistenti al tumore, oltre a non essere interessati dal normale deterioramento delle ossa che accompagna l'invecchiamento. Le ripercussioni sull'essere umano potrebbero essere molte e con risvolti quasi inquietanti, nonch? misteriosi: potrebbe bastare una sostanza miracolosa per vivere quasi il doppio e mettersi al riparo, tra l'altro, dall'incubo del soprappeso? Come al solito rimane l'incognita ?essere umano?, non potendo prevedere gli effetti di questa inibizione proteica sul nostro organismo e, non ultimo, ci sono da considerare i risvolti mentali. Come fa notare il cardiologo dell'Universit? della California H. Kirk Hammond, nell'articolo di Nature, sono anche da considerare eventuali ripercussioni psichiche, al momento sconosciute. E infine Hammond avverte che, per assicurarsi una buona longevit?, sarebbe sufficiente guidare con prudenza, smettere di fumare e non mangiare cibo spazzatura.
Emanuela Di Pasqua

Fonte: Il Corriere della Sera

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