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Le ricerche di Gerona 2005

(13-10-07) In aumento le malattie intestinali croniche



Colpiti 200.000 italiani. Il 18,8% spende oltre 600 euro l'anno per curarsi. Manca ancora un registro nazionale

- Oggi, in Italia, si contano quasi 200 mila pazienti con malattia di Crohn e colite ulcerosa (le cosiddette ?malattie infiammatorie croniche intestinali? o Mici). Pazienti che devono sostenere un esborso medio ogni anno per farmaci ed esami senza esenzione, pari a oltre 600 euro nel 18,8% dei casi e a 300-600 euro nel 26,7%.
Le stime sono state rese note da esperti riuniti in Sicilia - regione che conta oltre 6.700 malati di morbo di Crohn e circa 75mila di celiachia - per il XIII Congresso Fimad (Federazione italiani malattie apparato digerente) in corso a Palermo. Il convegno, promosso dalle Associazioni pazienti Amici (Associazione per le malattie infiammatorie croniche dell'intestino) e Aic (Associazione italiana celiachia), ha riunito esperti e rappresentanti dei malati proprio per discutere come migliorare la qualit? dell'assistenza sociosanitaria.
DISCRIMINAZIONE - Le Associazioni pazienti Amici (Associazione per le Malattie Infiammatorie Croniche dell'Intestino) e Aic (Associazione Italiana Celiachia), durante il convegno hanno avanzato richiesten precise per ridurre quella che ritengono una vera e propria discriminazione. In particolare ? stato chiesto di garantire una maggior tutela sociale al paziente, combattendo le discriminazioni ancora presenti in ambito lavorativo; istituire un tavolo tecnico Regioni-ministero per la revisione del DM 329/99 sulle malattie croniche, in modo da ampliare le prestazioni sanitarie esenti da ticket; promuovere un approccio pubblico multispecialistico, per una migliore presa in carico del paziente cronico; creare un registro nazionale per le malattie infiammatorie croniche intestinali, oggi inesistente, e ridurre il problema della mancata o tardiva diagnosi, che ha serie ripercussioni sulla qualit? di vita dei pazienti, oltre che sui costi sanitari.
EPIDEMIOLOGIA- I dati sulla diffusione di queste patologie in Italia sono soltanto stime. ?I numeri in nostro possesso sono esigui, ma sappiamo che l'incidenza delle Mici negli ultimi anni ? considerevolmente aumentata, anche tra i bambini?, ha spiegato Mario Cottone, Ordinario di Medicina Interna, Universit? degli Studi di Palermo. ?Soltanto la creazione di un registro nazionale potr? consentire di conoscere la reale dimensione del problema e offrir? la possibilit? di condurre studi epidemiologici, che permettano di identificare eventuali fattori di rischio?.
COMPLICAZIONI - ?Dato il carattere sistemico sia delle Mici che della celiachia - ha precisato Gianfranco Antoni, Presidente della Federazione nazionale amici Italia- possono verificarsi complicanze extraintestinali, come anemia, disturbi cutanei e articolari; ? necessaria quindi una stretta integrazione tra diverse specialit? cliniche, per un migliore percorso diagnostico e terapeutico, passando anche attraverso la crescita di competenza del medico di medicina generale?.
DIAGNOSI PRECOCE - Nel caso della celiachia, malattia subdola e di difficile identificazione, il problema di fondo ? soprattutto la mancata o tardiva diagnosi; lo conferma la marcata differenza fra diagnosi effettuate/casi attesi, con un rapporto di circa 1 a 7. Riconoscere in fase precoce il maggior numero di celiaci deve costituire un obiettivo etico, oltre che economico: instaurare subito una dieta priva di glutine, a seguito della diagnosi, porta infatti alla scomparsa completa dei sintomi in 6-12 mesi, senza necessit? di altre terapie. ?I celiaci che non sanno di esserlo assumono glutine inconsapevolmente, mettendo a serio rischio la propria salute?, ha spiegato Caterina Pilo, direttore generale di Aic. Sono soggetti che ricorrono a frequenti, quanto inutili, indagini mediche non appropriate e a continue terapie, fino alla tardiva diagnosi. I costi che il Sistema sanitario e la comunit? sopportano sono notevoli: il costo sanitario dei casi di celiachia non ancora diagnosticati in Italia si aggirerebbe intorno ai 1.900 milioni di euro. Le associazioni, inoltre, hanno chiesto una maggior tutela sul luogo di lavoro. Dalla ricerca, infatti, ? emerso che il 25,1% degli intervistati ha riscontrato limitazioni nelle prospettive di carriera, il 10,9% ? stato obbligato a cambiare posizione professionale e per il 27,8% la malattia ha comportato una penalizzazione del reddito.

Fonte: CORRIERE DELLA SERA.it

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