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Le ricerche di Gerona 2005

(04-12-07) Diabetico il 6 per cento degli assistiti



Ogni medico di famiglia italiano ha fra i suoi assistiti dagli 80 ai 100 diabetici (il 5,59 per cento su un totale di oltre mille pazienti). Di questi pi? della met? non ? ancora sufficientemente sotto controllo: il 53 per cento non raggiunge gli obiettivi terapeutici consigliati dalle linee guida nazionali per raggiungere il cosiddetto 'buon compenso' del diabete, una pratica che mette i pazienti al riparo dalle complicanze che derivano dalla malattia, mantenendo i valori dell'emoglobina glicata sotto una soglia raccomandata del 7 per cento. Ma non solo: meno del 10 per cento fa ricorso all'insulina, mentre il 42 per cento ha come unica terapia quella di stare a dieta. In pochi tengono a bada la pressione arteriosa e il colesterolo, amplificando i rischi di andare incontro a una patologia cardiovascolare. E' il quadro che emerge da un'indagine condotta dalla Societ? italiana di medicina generale (Simg) e dal suo centro di ricerca Health Search, su un campione di 602.670 assistiti, di cui 33.698 diabetici.

Lo studio retrospettivo, svolto nel 2005 e presentato ieri a Milano, offre uno spaccato della realt? dei diabetici italiani, rivelando anche il modo in cui viene gestita nel Paese questa patologia cronica che colpisce pi? di tre milioni di persone, con una previsione di crescita che porter? i malati a quota 5 milioni nel 2025. Dall'osservatorio dei medici di famiglia emerge inoltre che le donne, nonostante siano pi? virtuose nei controlli e pi? costanti nelle visite, in realt? sortiscono risultati pi? bassi rispetto agli uomini. Anche se il pi? soggetto alle patologie cardiovascolari resta il sesso maschile. "Nonostante l'Italia sia tra le pi? virtuose a livello internazionale e versi in una situazione pi? favorevole rispetto ad altre realt?, la strada da percorrere ? ancora lunga", osserva Paolo Cavallo-Perin, vicepresidente della Societ? italiana di diabetologia (Sid). Primo passo da compiere: rafforzare l'alleanza fra diabetologi e medici di medicina generale, per creare una solida rete assistenziale al paziente e, aggiunge Raffaele Scalpone, presidente dell'Associazione italiana diabetici (Aid), "aumentare la consapevolezza sull'importanza dell'obiettivo del buon compenso del diabete". A questo fine punta la campagna istituzionale lanciata dall'International Diabetes Federation (Idf) insieme alle affiliate Associazione medici diabetologi (Amd) e Societ? italiana di diabetologia (Sid).

Un'iniziativa avviata in Italia nel corso del 2006 e del 2007, coinvolgendo diabetologi, medici di medicina generale e associazioni di volontariato. A una fase preliminare ? seguita la pubblicazione di un libro bianco sul buon compenso del diabete e di un insieme di raccomandazioni per una comunicazione efficace medico-paziente. Secondo passo: coinvolgere la medicina generale con la pubblicazione di un terzo libro che sar? consegnato ai medici di famiglia entro la fine dell'anno. Il flusso di informazioni per? non deve essere interrotto, spiegano gli esperti. L'ultima fase, la pi? importante, sar? quella di trasferire, nel 2008, le conoscenze ai diretti interessati: i pazienti, che devono essere in grado di collaborare consapevolmente con il medico di medicina generale, condividendo target terapeutici di cui riconoscono l'importanza per la salute. L'obiettivo ? uno solo: diffondere la pratica del test dell'emoglobina glicata, importante cartina al tornasole delle terapie. Finora, secondo la ricerca solo il 30 per cento ne effettua almeno due l'anno, come consigliato dalle linee guida nazionali (pi? di due). La maggioranza (44 per cento) esegue una sola misurazione nel corso dei 12 mesi, il 26 per cento neanche quella. Tra quanti si sono sottoposti al test almeno una volta, il 47 per cento mostra valori entro il limite. In pochi per? sono anche attenti agli altri due fattori di rischio cardiovascolare: solo il 34 per cento dei pazienti ha valori a target (cio? sotto i 130-80 mmHg) mentre per il colesterolo Ldl solo il 26,7 per cento ha un valore sotto il limite previsto di 100 milligrammi per decilitro. Per tutti gli altri il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari aumenta. "E si amplifica ancora di pi? per quel 18 per cento di diabetici fumatori. Il messaggio da lanciare ? uno solo: il compenso del diabete deve essere globale, non solo limitato alla glicemia, ma esteso anche alla correzione degli altri fattori di rischio cardiovascolare, come l'ipertensione e la dislipidemia", conclude Cavallo-Perin.


Fonte: doctornews

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