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Le ricerche di Gerona 2005

(06-02-06) Mangiare rosso aiuta a combattere il cancro



Le scoperte della nutrigenomica, la scienza che studia cibo e geni per debellare le malattie

Dimmi ci? che mangi e ti dir? chi sei? Forse non ? proprio questa la filosofia della nutrigenomica, ma il senso s?. Una volta definito il genoma umano i ricercatori hanno cominciato a chiedersi quali influenze possono avere alcuni nutrienti, o componenti dell'alimentazione, sul Dna delle cellule umane. E' nata cos? la nutrigenomica, partendo per? da osservazioni scientifiche registrate anche molti anni fa. Il ruolo delle vitamine, l'aglio e il cavolo anti-cancro, i segreti anti-aging del t? verde, la soia e il curry protettivi. E poi il rosso (gli antociani e i licopeni) come ?scudo contro i tumori?: dall'uva rossa al pomodoro, dalla carota alla rapa e all'arancia rossa. Il perch? e il percome se lo chiede la nutrigenomica. E non solo sui cibi che hanno un ruolo positivo. Sono quelli negativi ad attirare di pi?. I grassi, i lipidi, sono terreno di studio di Antonio Moschetta, ricercatore della Clinica medica ?Murri? dell'universit? di Bari e capo dell'unit? di ricerca sul rapporto metabolismo dei grassi e tumori del Consorzio ?Mario Negri Sud?, a Santa Maria Imbaro (Chieti). Uno dei progetti di studio finanziato dall'Associazione italiana per la ricerca contro il cancro (Airc) che ha riportato in Italia anche alcuni giovani ?cervelli?. Quali sono i nutrienti a base lipidica? ?I grassi, il colesterolo e i suoi derivati, gli acidi grassi, la vitamina A e la D?. E che cosa incuriosisce la ricerca? ?Innanzitutto la suscettibilit? dei tumori al colon favorita da una dieta ricca in grassi. E' uno dei motivi dell'alta frequenza di questo cancro in Occidente (seconda causa di morte), mentre in Oriente di fronte a un'alimentazione radicalmente diversa ? molto bassa. Un terzo dei tumori del colon in pratica dipende dalla dieta. E abbiamo visto come i cibi grassi possono cambiare espressione dei geni nel nostro organismo?. In pratica, i grassi (lipidi) assunti con i pasti sono assorbiti dalle cellule della mucosa dove attivano recettori (o sensori) nucleari che si agganciano direttamente al Dna per accendere o spegnere la funzione di determinati geni. ?I recettori nucleari ? spiega Moschetta ? sono una super-famiglia di fattori di trascrizione attivati per esempio dai lipidi o dagli ormoni steroidei e tiroidei. Il nostro laboratorio ha esperienza sul ruolo diretto di alcuni di questi recettori come, ad esempio, il sensore intracellulare del colesterolo (Lxr, Liver x receptor), il sensore intracellulare degli acidi grassi (Ppar, Peroxisome proliferator-activated receptor), ed il sensore intracellulare dei sali biliari (Fxr, Farnesoid x receptor) ?. In pratica i grassi nel cibo vanno ad alterare geneticamente le cellule della mucosa intestinale, ne aumentano la proliferazione e alla fine possono promuovere un cancro. Non lo inducono (non sono cancerogeni) ma lo possono promuovere. Al contrario, una dieta ad alto contenuto di fibre protegge, anche se ancora non ? chiaro come. Nei Paesi orientali, per esempio, la soia o i bioflavonoidi sono composti protettivi. La vitamina D ha un sensore Vdr che fa da scudo anti-cancro. Anche la vitamina A e i suoi derivati (betacarotene, retinoidi) agiscono sui sensori e possono essere anche una cura, come nel caso del tumore al seno. Quale la dieta migliore? ?Quella a contenuto equilibrato di grassi, non priva?. Studi importanti riguardano il curry (con la curcumina) e la soia (contiene una sostanza simile agli estrogeni femminili). ?Da questi studi sui recettori ? continua Moschetta ? possono derivare anche cure. Una volta operato il tumore, per esempio, ne studiamo i recettori e i geni attivati per arrivare a biofarmaci ad personam, pi? efficaci perch? specifici?.

Mario Pappagallo

Fonte: Corriere.it

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