(11-07-08) Trigliceridi e Rischio di Malattie Cardiovascolari
Key words: trigliceridi, rischio cardiovascolare
Nella complessa valutazione delle dislipidemie l'associazione tra
ipertrigliceridemia e aterosclerosi rappresenta un capitolo eterogeneo e poco chiaro. Infatti ?? raro riscontrare aterosclerosi in pazienti con livelli di trigliceridi (TG) molto elevati (>2000 mg/dl) affetti da ipertrigliceridemia familiare o sindrome da chilomicroni. Questo per le dimensioni delle lipoproteine plasmatiche troppo grandi per superare la barriera dell'intima vasale. Diversamente ?? pi?? facile il riscontro di un'aterosclerosi precoce in soggetti con moderata ipertrigliceridemia associata a condizioni assimilabili a dislipidemia mista, sindrome metabolica e dislipidemia di tipo III. In questi casi l'incremento moderato dei livelli di trigliceridi coinvolge chilomicroni e
lipoproteine residue a bassa densit?? (VLDL) presenti nel plasma. Queste
lipoproteine ricche di trigliceridi, per le loro piccole dimensioni, penetrano l'intima vasale e restano intrappolate preferenzialmente nelle pareti vascolari.
Si consideri che la pratica clinica corrente prevede la determinazione a
digiuno dei TG che esclude la valutazione delle lipoproteine residue
('remnant'); poich?? l'aterosclerosi potrebbe essere un 'fenomeno' post-
prandiale in cui le lipoproteine residue hanno un ruolo dominante e poich?? durante gran parte della giornata la maggioranza degli individui ?? in uno stato prevalente di non-digiuno, la misurazione dei TG a digiuno potrebbe non essere un buon indice predittivo di malattia cardiovascolare.
Questa ?? l'ipotesi testata nella recente pubblicazione su JAMA dei risultati del Copenhagen City Heart Study, trial clinico prospettico iniziato nel 1976 sulla popolazione danese che ha coinvolto 7587 maschi e 6394 donne di et?? compresa tra i 20 e 93 anni, seguiti dal 1976-78 al 2004. L'indice di rischio (HR) per incidenza di IMA, MI e morte ?? stato calcolato confrontando i valori della popolazione stratificata per livelli incrementali di TRG non a digiuno (livello 1: 88.5-176.1 mg/dl ?C livello 2: 177.0-264.6 mg/dl - livello 3: 265.5-353.0 mg/dl ?C livello 4: 354.0-441.6 mg/dl e ??42.5 mg/dl) vs una popolazione con valore normale di TRG <88.5 mg/dl.
I risultati hanno evidenziato valori di TG non a digiuno progressivamente elevati e correlati direttamente all'incremento delle lipoproteine di colesterolo residuo. Durante i 26 anni di follow up gli eventi registrati sono stati 1793 IMA (691 F, 1102 M), 3479 MI (1567 F, 1912 M) e 7818 morti (3731 F, 4087 M). La valutazione del HR corretto per l'et?? e per un indice multifattoriale derivato dai fattori di rischio (Ipertensione, BMI, Colesterolo, Diabete, Fumo, Alcool, Attivit?? fisica, Stato menopausale, Ormonoterapia) ha dimostrato un aumento significativo e progressivo del rischio di IMA, MI e morte nei pazienti maschi e femmine stratificati per livelliincrementali di TGR di 88.5 mg/dl (1 mmol/L).
La maggior parte degli studi precedenti si ?? focalizzata sull'analisi dei
valori a digiuno dei TG senza una valutazione delle lipoproteine residue. Sono stati studiati in prevalenza soggetti nei terzili e quartili pi?? elevati e la capacit?? predittiva dei valori non a digiuno di TG >442.5 mg/dl (5 mmol/L) ?? passata quasi inosservata. L'analisi di questi risultati conferma l'ipotesi che i TG non a digiuno sono un fattore predittivo indipendente per eventi CV in entrambe i sessi, anche se con una migliore capacit?? predittiva nelle donne. La tipologia della popolazione studiata (Danese) non permette di estendere le considerazioni conclusive ad altri gruppi razziali, mentre l'analisi corretta per l'impiego di farmaci ipolipemizzanti (es. statine) induce solo minimi
cambiamenti. La modalit?? di determinazione dei TG ad un tempo casuale dal pasto fa pensare che rispettando un tempo fisso si potrebbe migliorare la capacit?? predittiva di questi dati. L'ulteriore conferma da altri studi semplificher?? i processi di cura attraverso un profilo lipidico non a digiuno per la valutazione predittiva del rischio di aterosclerosi dei pazienti .
Bibliografia : Nordestgaard BG et al Nonfasting Triglycerides and Risk of Myocardial Infarction, Ischemic Heart Disease, and Death in Men and Women JAMA 2007;298:299-308
Fonte: Novita in Cardiology a cura di Maria Grazia Polino - Dirigente
Medico Ospedaliero, Pavia (IRCCS Policlinico S.Matteo)
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