(30-09-08) Plastica sotto accusa
Bisfenolo A, ? questa la nuova parola che suscita preoccupazioni tra
consumatori e genitori, da quando ? salita alla ribalta come componente
potenzialmente pericoloso di bottiglie di plastica e altri contenitori
alimentari compresi i biberon. S?, perch? questa sostanza ? utilizzata per il policarbonato e le resine epossidiche, ossia la plastica dura e trasparente delle bottiglie o i rivestimenti delle lattine, ma anche per molte altre applicazioni.
Di recente ? diventata d?attualit? anche in Italia come possibile
contaminante a rischio disfunzioni endocrine, rilasciato soprattutto per
aumenti di temperatura, come nel caso di bottigliette o lattine lasciate al
sole. Negli Stati Uniti in particolare, dove se ne produce e utilizza molto, ? cresciuta la preoccupazione bisfenolo, per possibili conseguenze soprattutto sullo sviluppo e la sfera riproduttiva. Poche settimane fa l?FDA aveva diffuso una bozza di valutazione della sostanza per le applicazioni a contatto con il cibo: a seguire ? uscito un rapporto del National Toxicology Program (NTP) che cerca di fare il punto sui suoi rischi reali o presunti, analizzando una serie di lavori di letteratura. Impresa difficile dato che, ammette il direttore NTP John Bucher, rimangono notevoli incertezze sulla possibilit? di trasferire i
risultati degli studi sull?animale all?uomo, e i dati relativi all?uomo sono
scarsi. Intanto uno studio sul tessuto adiposo umano appena pubblicato indica il bisfenolo come possibile fattore di rischio per la sindrome metabolica, condizione legata a coronaropatie, ictus e diabete.
Contaminazione primaria dal cibo
Le ricerche di laboratorio sul bisfenolo A ne hanno descritto un effetto
?debolmente? estrogenico, e dati emergenti suggeriscono altre possibili
attivit? su recettori cellulari o sistemi coinvolti nello sviluppo. La fonte
primaria dell?esposizione umana risultano cibi e bevande (possibili anche aria, polvere, acqua per contatto), nei quali pu? migrare dai contenitori; la quantit? che passa nei liquidi sarebbe appunto maggiore con il crescere della temperatura. A parte i lavoratori esposti professionalmente per inalazione o contatto (c?? bisfenolo anche in plastiche poliviniliche, carta termica, vernici epossidiche, parti di cellulari e automobili, materiali odontoiatrici, confezioni di alimenti), teoricamente chiunque pu? quindi assumere bisfenolo, in particolare lattanti e bambini (pu? esserci anche nel latte materno).
Secondo l?Autorit? europea per la sicurezza alimentare (EFSA), riferisce
comunque l?Istituto superiore di sanit?, l?esposizione per via alimentare degli europei al bisfenolo anche per i neonati allattati con biberon in plastica resta notevolmente al di sotto della dose giornaliera tollerabile, stabilita a 0,05 mg/kg di peso corporeo. Tornando al rapporto dell?NTP, si classificano cinque livelli di tossicit? e relativa preoccupazione, calcolati in base agli effetti sull?animale a dosi simili a quelle a cui sono soggette le persone. Si va cio? da chiara evidenza di nessun effetto avverso e quindi preoccupazione trascurabile, fino a chiara evidenza di effetti avversi e quindi seria preoccupazione; in mezzo il livello di qualche preoccupazione.
In tal modo risultano di preoccupazione trascurabile il rischio di mortalit? fetale o basso peso alla nascita o scarsa crescita neonatale, cos? come di effetti sulle capacit? riproduttive di adulti non professionalmente esposti; inoltre di preoccupazione minima sono gli effetti sullo sviluppo mammario o l?accelerazione della pubert?, cos? come le conseguenze per lavoratori esposti.
Di qualche preoccupazione invece gli effetti sullo sviluppo della prostata e del cervello e quelli comportamentali, rispetto a feti e bambini.
Sospetti per la sindrome metabolica
La conclusione dell?NTP ? che l?eventualit? d?interferenze sullo sviluppo da parte del bisfenolo A non possa essere archiviata, e che occorrono ulteriori studi sull?impatto sulla salute umana. Una scelta individuale per essere ancora pi? rassicurati, specie per i genitori, resta quella di ridurre l?esposizione dei piccoli; il Canada aveva addirittura annunciato la messa al bando prudenziale della sostanza dai biberon. I dati da studi sull?uomo sono ancora limitati, si diceva. E proprio un recentissimo studio su tessuti umani, pubblicato su Environmental Health Perspectives, sembra aggiungere nuovi timori. Ricercatori dell?Universit? di Cincinnati hanno raccolto campioni di grasso viscerale, sottocutaneo e della mammella e li hanno messi in coltura per
qualche ora con bisfenolo A a dosi che mimano un intervallo di esposizione umana ?media?, e non elevata come in gran parte degli studi sull?animale.
Hanno cos? osservato che a questi livelli di tipo realistico il bisfenolo sopprime l?adiponectina, ormone che regola la sensibilit? dell?organismo all?insulina, proteggendo in tal modo dalla sindrome metabolica. La sostanza potrebbe cio? aggiungersi all?elenco dei fattori di rischio per questa condizione, che solo negli Stati Uniti riguarderebbe un quarto degli abitanti. Un?imputazione non da poco. Urgono ulteriori ricerche.
Elettra Vecchia
Fonti: NTP-CERHR Monograph on the potential human reproductive and developmental effects of bisphenol A. NIH Publication n.08-5994, September 2008
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