(25-03-09) Qual ? la porzione giusta?
Molti non lo sanno e tendono a esagerare; il problema si fa sentire di pi? in chi ha un basso livello di istruzione
Quanto deve essere grande un piatto di spaghetti? Fin dove riempire un bicchiere di succo di frutta? Possono sembrare interrogativi banali, invece non lo sono affatto: prima di tutto perch? sapere quali sono le porzioni giuste ? indispensabile per mantenersi in forma e in salute, in secondo luogo perch? sta per uscire una ricerca statunitense a dimostrare che molti hanno le idee parecchio confuse sul tema.
ISTRUZIONE ? Lo studio, in pubblicazione ad Aprile sull'American Journal of Preventive Medicine, non lascia grosso spazio ai dubbi: i ricercatori hanno chiesto a 164 persone di giudicare quale fosse la corretta quantit? di diversi tipi di cibo (pasta, carne, frutta, verdura, bevande), scoprendo che moltissimi non ci riescono. In media ha azzeccato la porzione il 62 per cento dei partecipanti, ma a ben guardare le percentuali variano parecchio a seconda dell'alimento in esame: quando si tratta di servirsi un piatto di carne solo il 30 per cento ne prende una quantit? adeguata, nel caso del succo di frutta ci riesce una persona su due. E non ci sono state differenze se il cibo di cui veniva richiesta la giusta porzione piaceva o non piaceva agli intervistati; semmai la capacit? di giudicare cambia a seconda del grado di istruzione, perch? stando ai risultati gli errori sono pi? frequenti al diminuire del titolo di studio.
ECCESSI ? Il vero guaio ? che gli errori di giudizio vengono fatti quasi sempre in eccesso: ?Nei ristoranti capita spesso di trovarsi di fronte a super-porzioni: questo pu? portare la gente a sovrastimare la dose corretta dei cibi e di conseguenza a mangiare di pi?, spianando la strada al sovrappeso?, dice Margaret Huitzinga, l'autrice dello studio. C'? da scommetterci che il problema non ? solo americano, bench? alcune portate faraoniche dei ristoranti d'oltreoceano siano obiettivamente fuori dal comune: basta fare un giro in qualche trattoria per accorgersi che pure in Italia c'? chi ? di manica larga con le porzioni. Ma per la tendenza a esagerare non dobbiamo incolpare solo i ristoranti: secondo una ricerca di Jennifer Fisher, docente di Salute Pubblica alla Temple University, la ?distorsione delle porzioni? c'? pure a casa. La percezione di ?quanto ? abbastanza? influenza ci? che viene servito ai bimbi, che spesso finiscono per mangiare troppo: ?Se vedono una grossa quantit? di cibo nel loro piatto, i bimbi pensano che qualcuno ha deciso che quella ? la razione giusta per loro?, spiega la Fisher. Di nuovo, tutto ci? succede anche da noi. Con un'aggravante: nei Paesi anglosassoni sono perfino pi? abituati a ragionare in termini di porzioni, perch? da moltissimo tempo sono stati stabiliti gli standard quantitativi di riferimento per ogni alimento.
ITALIA ? In Italia ? la Societ? Italiana di Nutrizione Umana (SINU) ad aver pubblicato un documento sugli standard quantitativi delle porzioni, in cui si legge tra l'altro che ?la porzione deve essere innanzitutto di dimensioni ?ragionevoli?, deve cio? soddisfare le aspettative edonistiche del consumatore ed essere conforme alla tradizione alimentare?. Il documento ? una miniera preziosa per imparare a orientarsi: perch? le porzioni sono s? espresse in grammi, ma spesso ci si pu? aiutare a giudicarle con cucchiai, cucchiaini, bicchieri e via dicendo. Cos? ad esempio una porzione di latte ? pari a un bicchiere da vino standard (per arrivare alle due giornaliere raccomandate basta prenderne una tazza), quella di yogurt equivale a un vasetto da 125 grammi, una porzione da 80 grammi di riso (a crudo) si giudica prendendo 8 cucchiai da minestra colmi. La SINU spiega anche quante porzioni di ciascun tipo di alimento sono raccomandate o permesse nell'arco della giornata: certo, bisogna un po' ?studiare? (e forse per questo chi ha un livello di istruzione inferiore fa pi? fatica), ma con un minimo di impegno non ? impossibile imparare che far debordare gli spaghetti fuori dalla scodella non ? il massimo o che di carne basta una fettina da un etto
Elena Meli
Fonte: Corriere.it
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