(25-05-09) Aranciate senza arance, la Camera dice no
di Monica Rubino
La finta aranciata non arriver? in Italia. Il voto di Montecitorio corregge l'emendamento della legge comunitaria approvato un mese fa in Senato e impedisce alle bibite prive della percentuale minima di succo d'agrume di essere vendute nel nostro Paese
La Camera ha detto no alle cosidette "aranciate senz'arancia" ammesse dalla normativa europea e che stavano arrivando anche in Italia con la legge comunitaria 2008, votata ieri e tornata quindi al Senato.
Lo stop di Montecitorio segna la vittoria del "partito delle arance". Una formazione trasversale che ? uscita allo scoperto circa un mese fa quando il Senato, nel licenziare il testo del ddl, aveva invece approvato un emendamento che ammetteva la possibilit? di commercializzare nel nostro Paese bibite dai nomi di fantasia aromatizzate all'arancia ma prive della percentuale minima di succo d'agrume, pari al 12%. Prive, cio?, di quel "minimo sindacale" di vitamina C per tutti i consumatori italiani stabilito dalla legge 286 del 1961.
I primi ad insorgere in difesa della norma "salva vitamina C" sono state le organizzazioni agricole sottolineando che senza quel 12% obbligatorio gli agrumicoltori avrebbero avuto un danno calcolato in 120 milioni di chili di arance invendute. Dopo sono intervenute le associazioni dei consumatori che si domandavano a chi potesse giovare una norma in totale contraddizione con tutte le campagne governative ed europee per aumentare fra i giovani il consumo di frutta.
Anche gli esercenti della Fipe (bar e ristoranti) non vedevano di buon occhio un calo degli standard di qualit? delle bibite da loro somministrate. Sul fronte politico le opposizioni stigmatizzavano il blitz in Senato parlando di "truffa delle false arance voluta e votata dalla maggioranza con parere favorevole del governo" visto che l'emendamento che aboliva la norma italiana era stato presentato da un senatore del Pdl, Francesco Casoli.
Scoppiato il caso, nella stessa maggioranza si sono scoperti in molti a non apprezzare le "aranciate senz'arancia". Fra i primi il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Luca Zaia, che ha assicurato il suo impegno per salvare il 12% di succo d'agrum. Poi ? toccato al ministro delle Politiche europee, Andrea Ronchi, assicurare che la Camera avrebbe senz'altro "soppresso" l'articolo incriminato. E oggi, Zaia, all'indomani del voto della Camera, ha cos? commentato: "Una decisione importante presa in favore dei consumatori e a difesa di una produzione d'eccellenza della nostra agricoltura. Con questo no della Camera si fa un ulteriore passo avanti per chiudere una partita che andava contro ogni regola di buon senso e che avrebbe portato sulle tavole degli italiani le aranciate senza arance. Una stortura che avrebbe messo in serie difficolt? un comparto strategico come quello dell'agrumicoltura".
Diverso, invece, il parere di Assobibe (l'associazione che rappresenta le industrie delle bevande analcoliche): secondo il direttore generale David Dabiankov abolire la legge del 1961 "avrebbe aiutato gli agrumicoltori". Il motivo ? che, in realt?, sulla base di una legge ancora pi? vecchia (n.178 del 1958) "chi usa almeno il 12% di succo di arancia nelle sue bibite, pu? chiamarle 'aranciata'" e non deve usare nomi di fantasia.
L'attenzione, dunque, si sposta sulle bibite che si fregiano della denominazione "aranciate". Confagricoltura ha gi? annunciato che si attiver? perch? venga aumentato il contenuto minimo di succo di arancia nelle bevande e la San Pellegrino ha deciso di aumentare del 30% la percentuale di succo d'arancia contenuto nelle sue aranciate, passando dal 12% a quasi il 16%. Ma percentuali ben pi? alte sono richieste per le bibite che si fregiano della denominazione di "nettare", per le quali la legge impone il 50% di succo e bandisce i coloranti. Infine, per poter denominare una bibita "succo d'arancia" si deve garantire che sia composta da pura frutta al 100%.
Fonte:: Repubblica.it
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