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Le ricerche di Gerona 2005

(24-08-09) Omega-3: nessun vantaggio se la dieta ? ricca di grassi saturi



Consumare molti grassi saturi potrebbe vanificarei benefici dei grassi ?buoni?

MILANO - Gli omega-3 fanno bene, ormai c'? una miriade di ricerche a confermarlo. Pare per? che consumarne in quantit? associandoci una dieta che non lesina grassi saturi, l'effetto positivo possa essere del tutto vanificato. ? l'ipotesi di una ricerca sperimentale, condotta per ora solo sui ratti, pubblicata su Hypertension .

RATTI – Lo studio, condotto da un team internazionale di scienziati, parte dall'assunto che quando il cuore ? ?stressato?, come in caso di insufficienza cardiaca, un'alimentazione ricca di grassi saturi possa impedire alle cellule cardiache di assorbire gli acidi grassi polinsaturi buoni presenti nell'olio di pesce. Infatti, i ratti alimentati con olio di pesce e una dieta a basso contenuto di grassi mostrano un aumento della massa ventricolare sinistra (indice dell'ingrossamento e della scarsa funzionalit? cardiaca) di appena il 4 per cento; in quelli che mangiano olio di pesce e grassi saturi in quantit? il cuore si ?gonfia? del 36 per cento. In pi?, la dieta a basso tenore di grassi saturi associata agli omega-3 non farebbe attivare alcuni geni connessi all'insufficienza cardiaca. ?Le attuali linee guida indicano di limitare i grassi saturi al 7 per cento delle calorie giornaliere e di consumare pesce due volte alla settimana – dicono gli autori –. I nostri dati suggeriscono che per massimizzare gli effetti benefici degli omega-3 i pazienti a rischio cardiovascolare dovrebbero associarvi una dieta a basso contenuto di grassi?. Il che, peraltro, non ? un suggerimento poi cos? assurdo.

DUBBI – ?Tutto ci? ha una base razionale – commenta infatti Claudio Galli del Dipartimento di Scienze Farmacologiche dell’universit? di Milano, che da anni si occupa di metabolismo lipidico e acidi grassi omega-3 –. Per? i dati andranno confermati e approfonditi, intanto perch? si tratta di uno studio nell'animale, in secondo luogo perch? non mi sembra particolarmente convincente. I ratti, da che mondo ? mondo, hanno una dieta che prevede in media il 3 per cento di grassi: quelli dell'esperimento arrivavano al 10 per cento del totale delle calorie nel caso dell'alimentazione “low-fat”, addirittura al 60 per cento nella dieta ad alto contenuto di grassi. Un'enormit? anche per un essere umano, che durante l'evoluzione si ? adattato a mangiare i grassi (le popolazioni che ne consumano in maggior quantit? arrivano al 38 per cento), uno sproposito per un ratto. Le condizioni sperimentali sono quindi un po' forzate e i risultati possono solo fare da spunto a ulteriori indagini?. Che dovranno scandagliare anche altri aspetti non secondari: ad esempio i livelli basali di omega-3, perch? l'impatto sulla salute cardiovascolare di un'eventuale maggior consumo o supplementazione ? diverso se una persona ? carente o ne ha a sufficienza. ?Anche i grassi saturi non sono tutti uguali: alcuni dati, ad esempio, sembrano indicare che lo stearico sia meno “cattivo” del palmitico – aggiunge Galli –. La mole di dati raccolti sugli omega-3 ? ormai enorme, ma bisogna anche specificare che per alcuni effetti c'? relativa certezza, altri sono meno sicuri. Si sa ad esempio che sono antiaritmici, antinfiammatori, che diminuiscono la pressione e riducono i trigliceridi; invece, non abbassano il colesterolo. Semmai rendono pi? “fluida” e quindi meno facile alla rottura e alla formazione di trombi la placca aterosclerotica, perch? favoriscono la formazione di particelle LDL di dimensioni maggiori, che portano meno facilmente alla comparsa di aterosclerosi?, conclude Galli.

Elena Meli

Fonte: corrieredellasera.it

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