(24-08-09) Omega-3: nessun vantaggio se la dieta ? ricca di grassi saturi
Consumare molti grassi saturi potrebbe vanificarei benefici dei grassi ?buoni?
MILANO - Gli omega-3 fanno bene, ormai c'? una miriade di ricerche a confermarlo. Pare per? che consumarne in quantit? associandoci una dieta che non lesina grassi saturi, l'effetto positivo possa essere del tutto vanificato. ? l'ipotesi di una ricerca sperimentale, condotta per ora solo sui ratti, pubblicata su Hypertension .
RATTI Lo studio, condotto da un team internazionale di scienziati, parte dall'assunto che quando il cuore ? ?stressato?, come in caso di insufficienza cardiaca, un'alimentazione ricca di grassi saturi possa impedire alle cellule cardiache di assorbire gli acidi grassi polinsaturi buoni presenti nell'olio di pesce. Infatti, i ratti alimentati con olio di pesce e una dieta a basso contenuto di grassi mostrano un aumento della massa ventricolare sinistra (indice dell'ingrossamento e della scarsa funzionalit? cardiaca) di appena il 4 per cento; in quelli che mangiano olio di pesce e grassi saturi in quantit? il cuore si ?gonfia? del 36 per cento. In pi?, la dieta a basso tenore di grassi saturi associata agli omega-3 non farebbe attivare alcuni geni connessi all'insufficienza cardiaca. ?Le attuali linee guida indicano di limitare i grassi saturi al 7 per cento delle calorie giornaliere e di consumare pesce due volte alla settimana dicono gli autori . I nostri dati suggeriscono che per massimizzare gli effetti benefici degli omega-3 i pazienti a rischio cardiovascolare dovrebbero associarvi una dieta a basso contenuto di grassi?. Il che, peraltro, non ? un suggerimento poi cos? assurdo.
DUBBI ?Tutto ci? ha una base razionale commenta infatti Claudio Galli del Dipartimento di Scienze Farmacologiche delluniversit? di Milano, che da anni si occupa di metabolismo lipidico e acidi grassi omega-3 . Per? i dati andranno confermati e approfonditi, intanto perch? si tratta di uno studio nell'animale, in secondo luogo perch? non mi sembra particolarmente convincente. I ratti, da che mondo ? mondo, hanno una dieta che prevede in media il 3 per cento di grassi: quelli dell'esperimento arrivavano al 10 per cento del totale delle calorie nel caso dell'alimentazione low-fat, addirittura al 60 per cento nella dieta ad alto contenuto di grassi. Un'enormit? anche per un essere umano, che durante l'evoluzione si ? adattato a mangiare i grassi (le popolazioni che ne consumano in maggior quantit? arrivano al 38 per cento), uno sproposito per un ratto. Le condizioni sperimentali sono quindi un po' forzate e i risultati possono solo fare da spunto a ulteriori indagini?. Che dovranno scandagliare anche altri aspetti non secondari: ad esempio i livelli basali di omega-3, perch? l'impatto sulla salute cardiovascolare di un'eventuale maggior consumo o supplementazione ? diverso se una persona ? carente o ne ha a sufficienza. ?Anche i grassi saturi non sono tutti uguali: alcuni dati, ad esempio, sembrano indicare che lo stearico sia meno cattivo del palmitico aggiunge Galli . La mole di dati raccolti sugli omega-3 ? ormai enorme, ma bisogna anche specificare che per alcuni effetti c'? relativa certezza, altri sono meno sicuri. Si sa ad esempio che sono antiaritmici, antinfiammatori, che diminuiscono la pressione e riducono i trigliceridi; invece, non abbassano il colesterolo. Semmai rendono pi? fluida e quindi meno facile alla rottura e alla formazione di trombi la placca aterosclerotica, perch? favoriscono la formazione di particelle LDL di dimensioni maggiori, che portano meno facilmente alla comparsa di aterosclerosi?, conclude Galli.
Elena Meli
Fonte: corrieredellasera.it
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