Seguici su acebook facebook Cerca nel sito:

Le ricerche di Gerona 2005

(04-04-06) Discutibili grassi del pesce



Gli acidi grassi Omega 3 rappresentano, per i poco amanti dei farmaci di sintesi, un?occasione d?oro per prevenire-curare la patologia del terzo millennio, cio? l?infarto e simili. Questi acidi grassi polinsaturi, caratteristici del pesce, sono infatti da molto tempo considerati uno dei mezzi per ridurre i rischi per il cuore, anche se non attraverso il classico meccanismo della riduzione dei livelli di colesterolo. Tuttavia, periodicamente si avanzano dubbi sull?efficacia di questo mezzo, sia che si tratti di assumere integratori (principalmente capsule di olio di pesce) sia che si tratti pi? semplicemente di conclusioni tratte da studi che esaminano gli effetti sulla popolazione del consumo di pesce. In effetti sugli Omega 3 si ? scritto tantissimo: sono infatti quasi 15000 gli studi, gli abstract e le comunicazioni sul tema censiti da una revisione pubblicata dal British Medical Journal. La metanalisi ha cercato di determinare se, mettendo insieme i risultati degli studi pi? rigorosi, si poteva effettivamente notare un effetto di questi nutrienti sulla mortalit? per tutte le cause e per quella dovuta a malattie di cuore. Ovviamente non tutte le migliaia di studi erano all?altezza, e i ricercatori hanno scelto 48 studi controllati e 41 studi di coorte. In queste ricerche si era esaminato sia l?effetto dei supplementi sia quello della dieta con forte consumo di pesce, tanto in pazienti a basso rischio quanto in pazienti ad alto rischio se non addirittura gi? vittime di un infarto o portatrici di insufficienza cardiaca.

Numeri poco entusiasmanti
I risultati, purtroppo, non sembrano significativi. L?effetto, se c??, ? molto modesto, e sembra essere pi? marcato in coloro che qualche guaio l?hanno gi? avuto. Anche isolando sottogruppi di studi, per esempio quelli che consideravano soltanto un particolare tipo di Omega 3, quelli a catena lunga, la situazione non variava significativamente. Anche l?ipotesi contraria, cio? che gli acidi grassi potessero invece peggiorare la situazione, per esempio associandosi a un aumento dei tumori, non trova conferma. Il perch? di questo risultato controcorrente ? difficile da individuare. Nel caso dell?apporto dietetico, per esempio, potrebbe pesare il fatto che il pesce grasso, quello pi? indicato a questo scopo, ? quello nordico, che pi? risente dell?inquinamento da mercurio. Potrebbe anche essere che in realt? non siano i soli Omega 3 ad avere un effetto positivo, ma anche altre sostanze come la vitamina D, che nei supplementi non c??. O ancora, che in realt? chi mangia pesce abitualmente appartenga a fasce socioeconomiche pi? colte, quindi avvantaggiate in fatto di stile di vita. Insomma, motivi possono esserne citati tanti.

Eppure uno grande studio italiano...
Per?, questo non toglie che alcuni studi particolarmente ben strutturati siano giunti a conclusioni differenti. Per esempio lo studio GISSI-P (dove P sta per prevenzione) ha dimostrato che i supplementi di acidi Omega 3 (1 grammo al d?) hanno ridotto sia la mortalit?, sia gli infarti non fatali sia gli ictus. In dettaglio, le morti per malattia cardiovascolare sono calate del 30%. Il GISSI prevenzione ha coinvolto oltre 11000 persone anche se, va chiarito, si trattava di persone che gi? avevano subito un infarto. In definitiva, la metanalisi britannica indica che la prevenzione del primo infarto, attraverso questi supplementi, non ? cos? probabile; d?altra parte, si ritiene che la raccomandazione di consumare pi? pesce e meno carne, che in Gran Bretagna ? una indicazione ufficiale, resti valida ma richieda una verifica periodica dei dati. Resta il dubbio, per? che con l?aumentare del numero delle ricerche ben fatte, il giudizio possa risultare pi? favorevole agli acidi grassi.

Minimi storici
I pazienti inclusi nel campione erano 507, le condizioni delle loro coronarie sono state valutate con un esame strumentale ecografico intravasculare. Vale a dire che la sonda che emette gli ultrasuoni viene introdotta nel vaso con un catetere e grazie alla rotazione della testina della sonda si ottengono immagini della struttura interna del vaso a 360?. Il metodo, chiamato IVUS (intravascular ultrasound), supera la tradizionale angiografia. Infatti, questa fornisce le immagini del profilo del vaso, grazie a un mezzo di contrasto, ma non d? informazioni sulle condizioni del lume. Per essere inclusi nello studio, i pazienti dovevano avere una riduzione di almeno il 20% del diametro interno del vaso. Il farmaco ? stato somministrato per due anni al massimo dosaggio approvato: 40 mg al giorno. Per tutto il periodo sono stati eseguiti controlli ematici e al termine del periodo solo 349 soggetti sono stati valutati con la IVUS. Gli effetti sul colesterolo sono stati ampiamente riscontrati ottenendo, da una parte una riduzione del 53,2% delle LDL che ha portato i 130 mg/dl iniziali a 60 mg/dl, una concentrazione inferiore a quella indicata dalle linee guida, dall?altra un incremento delle HDL del 14,7%, cio? da 43 mg/dl a 49 mg/dl. Ma l?obiettivo, che finora non era mai stato ottenuto con le statine, ? la riduzione del volume dell?ateroma sull?intero vaso dello 0,79%, e non solo il rallentamento della progressione. Andando poi a restringere l?osservazione nel segmento di vaso pi? ostruito, il volume era stato ridotto del 9,1%. All?entusiasmo dei ricercatori, si aggiunge la loro cautela a non estendere il risultato e al non fare proiezioni sulla mortalit? evitata, perch? sono valutazioni non previste dal disegno dello studio. Certo ?, che un approccio terapeutico aggressivo e rivolto ad abbassare in modo significativo i livelli di LDL ? una possibilit?, a questo punto dimostrata, per ottenere una regressione dell?aterosclerosi.

Maurizio Imperiali


Fonti
Hooper L et al. Risks and benefits of omega 3 fats for mortality, cardiovascular disease, and cancer: systematic review. BMJ. 2006 Mar 24; doi:10.1136/bmj.38755.366331.2F
Marchioli R et al. Efficacy of n-3 polyunsaturated fatty acids after myocardial infarction: results of GISSI-Prevenzione trial. Gruppo Italiano per lo Studio della Sopravvivenza nell'Infarto Miocardico. Lipids. 2001;36 Suppl:S119-26.

Fonte: Dica33

News

  • (30-08-2018) The electronics in fluorescent bulbs and light emitting diodes (LED), rather than ultraviolet radiation, cause increased malignant melanoma incidence in indoor office workers and tanning bed users

    Leggi tutto

  • (30-08-2018) Mitocondri e peso forma

    Leggi tutto

  • (29-08-2018) Stroke now impacting younger patients as a result of the obesity epidemic; 4 in 10 are now aged 40-69

    Leggi tutto

  • (29-08-2018) Perdere peso non vuol dire perdere osso!

    Leggi tutto

  • (29-08-2018) Brain cholesterol: long secret life behind a barrier.

    Leggi tutto

  • (29-08-2018) Stile di vita sano? Si può, basta usare la fantasia

    Leggi tutto

  • (22-08-2018) Top 10 medical treatments that can make you SICKER than before you took them

    Leggi tutto

  • (22-08-2018) Meno ansia - C’è una associazione tra dieta e disturbi mentali?

    Leggi tutto

  • (22-08-2018) Dietary curcumin supplementation attenuates inflammation, hepatic injury and oxidative damage in a rat model of intra-uterine growth retardation.

    Leggi tutto

  • (22-08-2018) Dopo la gravidanza - Una dieta a basso indice glicemico se serve perdere peso

    Leggi tutto

  • (21-08-2018) Sleep Disturbances Can Be Prospectively Observed in Patients with an Inactive Inflammatory Bowel Disease.

    Leggi tutto

  • (21-08-2018) Anche i neo-papà soffrono della depressione post partum

    Leggi tutto


In evidenza

"L'informazione presente nel sito serve a migliorare, e non a sostituire, il rapporto medico-paziente."

Per coloro che hanno problemi di salute si consiglia di consultare sempre il proprio medico curante.

Informazioni utili