(23-04-10) Dall'albumina plasmatica l'esito dell'infarto miocardico
In pazienti colpiti da infarto miocardico acuto (Ima), la misura nelle 24 ore dell'albumina modificata dall'ischemia (Ami) rappresenta un elemento predittivo forte e indipendente di outcome cardiaco a un anno e potrebbe aiutare a identificare i soggetti che necessitano di un trattamento medico pi? aggressivo. ? la conclusione di un recente lavoro svolto dal French Nationwide OPERA Study. I ricercatori, considerando l'Ami un marker di ischemia piuttosto che di danno cellulare miocardico, hanno ipotizzato che i relativi livelli plasmatici potessero fornire un valore prognostico addizionale ai classici marker di rischio clinico e biologico nei pazienti con Ima. Sono state rilevate le concentrazioni plasmatiche di Ami e altri biomarker cardiaci (troponina, proteina C-reattiva, peptide natriuretico di tipo B) all'ammissione di 471 pazienti ospedalizzati con infarto. L'endpoint composito primario (morte, arresto cardiaco resuscitato, infarto miocardico ricorrente o ischemia, scompenso cardiaco, ictus) si ? verificato in 75 (15,6%) pazienti ospedalizzati e in 144 (30,6%) a 1 anno; il 40% dei pazienti nel quartile pi? alto dell'Ami (>104 IU/mL) ha raggiunto l'endpoint rispetto al 20% del pi? basso (<83 IU/mL) entro 1 anno. Un'analisi di regressione logistica multivariabile ha identificato 4 elementi predittivi indipendenti di endpoint compositi a 1 anno: concentrazioni plasmatiche di Ami (P=0,01), peptide natriuretico cerebrale (P=0,001), scompenso cardiaco (P=0,005) ed et? (P=0,003). Am Heart J, 2010;159(4):570-6
Fonte: doctornews33
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