(11-06-10) Diagnosi di allergia alimentare senza criteri condivisi
La mancanza di uniformit? dei criteri diagnostici pone forti limitazioni alle
evidenze relative alla prevalenza e al trattamento delle allergie alimentari.
Questo il verdetto di una review sistematica effettuata da Jennifer Schneider
Crafen, del Palo Alto Healthcare System, e collaboratori, sui dati di 72
citazioni selezionate da PubMed, Cochrane Database of Systematic Reviews,
Cochrane Database of Abstracts of Reviews of Effects, e il Cochrane Central
Register of Controlled Trials. La ricerca sui database ha preso in
considerazione soltanto studi in lingua inglese indicizzati tra gennaio 1988 e
settembre 2009. I test diagnostici sono stati inclusi se erano impiegati
all'interno di uno studio prospettico di una popolazione definita, si basavano
su testi di provocazione alimentare come criterio standard e riportavano dati
sufficienti per calcolare la sensibilit? e la specificit?. Il primo dato emerso
dall'indagine ? che le allergie alimentari colpiscono pi? dell'1-2% della
popolazione ma meno del 10%. Non ? stato possibile inoltre verificare se la
prevalenza di queste patologie stia aumentando. Il confronto di skin prick test
(Auc 0,87) e dosaggio nel siero delle IgE specifiche per gli alimenti (Auc
0,84) con i test di provocazione orale non evidenzia superiorit? statistica per
nessuno dei due esami. Le diete di eliminazione conservano un ruolo chiave per
la terapia ma non sono state adeguatamente studiate. Viene riconosciuta,
inoltre, come promettente l'immunoterapia ma i dati, secondo la review, non
sono sufficienti per raccomandarne l'impiego. Infine le formule idrolizzate,
utilizzate nei bambini ad alto rischio, hanno un ruolo nella prevenzione
dell'allergia al latte vaccino: tuttavia ancora oggi non esistono definizioni
standardizzate relative al concetto di alto rischio di allergia e di formula
idrolizzata.
JAMA, 2010; 303:1848-1856
Fonte: doctornews33
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