(06-08-10) Il diabete raddoppia il rischio di malattia vascolare
Il diabete conferisce un rischio aggiuntivo circa doppio per un ampio spettro di malattie vascolari, indipendentemente da altri fattori di rischio convenzionali. Nelle persone senza diabete, al contrario, la concentrazione glicemica a digiuno ? modestamente e non linearmente associata con il rischio di malattie vascolari. ? l'interpretazione che l'Emerging Risk Factor Collaboration (Erfc) dell'Universit? di Cambridge d? ai risultati di una metanalisi condotta su 102 studi prospettici, per un totale di 698.782 persone. Sono stati selezionati dati individuali relativi al diabete, alla glicemia a digiuno e ad altri fattori di rischio in persone senza malattia vascolare iniziale. Le hazard ratio (Hr) aggiustate del diabete sono state: 2,00 per malattia coronarica, 2,27 per ictus ischemico, 1,56 per ictus emorragico, 1,84 per ictus non classificato, 1,73 per l'aggregato di altre morti vascolari. Le Hr non sono cambiate in modo apprezzabile dopo ulteriore correzione per marker lipidici, infiammatori o renali. Le Hr per coronaropatia sono risultate pi? alte nelle donne rispetto agli uomini, tra i 40 e i 59 anni piuttosto che a 70 anni e oltre, e nelle malattie fatali rispetto a quelle non fatali. Con una prevalenza nella popolazione adulta pari al 10%, si ? stimato che il diabete determini l'11% delle morti vascolari. La concentrazione glicemica a digiuno non ? apparsa correlata in modo lineare al rischio vascolare; in particolare non sono emerse associazioni significative tra 3,90 mmolL e 5,59 mmol/L. A confronto con questo intervallo di valori, le Hr per malattia coronariche si sono attestate su: 1,07 per livelli inferiori a 3,90 mmol/L, 1,11 per valori compresi tra 5,60 e 6,09 mmol/L e 1,17 per livelli posti tra 6,10 e 6,99 mmol/L. Nelle persone senza storia di diabete, un'informazione sulla concentrazione glicemica a digiuno o su uno status glicemico ridotto a digiuno, quando aggiunta ai dati relativi a vari altri fattori di rischio convenzionali, non ha consentito di migliorare la predizione di malattie vascolari.
Lancet, 2010; 375(9733): 2215-22
Fonte: teamsalute.it
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