(25-08-10) Poca vitamina D rende depressi in et? avanzata
L'ipovitaminosi D rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di sintomi
depressivi nelle persone pi? anziane e la forza di tale correlazione appare
maggiore nelle donne rispetto agli uomini. ? quanto ? emerso da un'analisi
dello studio di coorte basato sulla popolazione "inChianti", svolto in Toscana
per sei anni grazie alla collaborazione di vari istituti epidemiologici
statunitensi con l'Agenzia regionale sanitaria toscana, l'Azienda sanitaria di
Firenze e l'Universit? di Chieti. In questo sottostudio, effettuato da Yuri
Milaneschi, del Longitudinal studies section di Baltimora, e collaboratori,
sono stati selezionati 531 donne e 423 uomini di et? pari o superiore a 65
anni. Al basale ? stato rilevato il dosaggio sierico di 25(OH)D. Quanto ai
sintomi depressivi, sono stati misurati al basale, al terzo e al sesto follow-
up (ossia dopo tre e sei anni) utilizzando il Ces-D (Center for Epidemiological
Studies-Depression Scale). Veniva definito come depresso un tono dell'umore con
valore di Ces-D pari a 16 o pi?. L'analisi ? stata stratificata per sesso e
aggiustata per biomarker rilevanti e variabili correlate ad aspetti
sociodemografici, salute somatica e stato funzionale. Le donne con 25(OH)D
inferiore a 50 nmol/litri rispetto a quelle con livelli pi? alti hanno
manifestato aumenti nei punteggi Ces-D di 2,1 e 2,2 punti, rispettivamente, al
terzo e al sesto follow-up. Le donne con basso livello di vitamina D (Vit-D)
avevano anche un rischio significativamente maggiore di sviluppare un tono
depresso nel corso dei successivi follow-up (Hr: 2,0). In modelli paralleli,
uomini con 25(OH)D inferiore a 50 nmol/litri rispetto a soggetti con livelli
pi? elevati hanno evidenziato aumenti dei punteggi Ces-D pari a 1,9 e 1,1 ai
follow-up del terzo e del sesto anno. Uomini con bassi livelli di 25(OH)D,
infine, tendevano ad avere un rischio pi? alto di sviluppare un umore depresso
(Hr: 1,6).
J Clin Endocrinol Metab, 2010; 95(7):3225-33
Fonte: doctornews33
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