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Le ricerche di Gerona 2005

(30-04-06) Ipertensione e attesa di vita



L'ipertensione arteriosa rappresenta uno dei pi? importanti fattori di rischio modificabili per malattia cardiovascolare e certamente il pi? importante fattore di rischio per ictus cerebrale. Recentemente ? stato ipotizzato che valori di pressione arteriosa subottimali, vale a dire superiori a 115 mmHg secondo le nuove linee guida, potrebbero essere responsabili di una percentuale particolarmente elevata di casi di malattie cerebrovascolari (62%) e di malattie coronariche (49%). Tali valori che possono sembrare eccessivamente allarmistici nella pura valutazione del dato quantitativo, inducono comunque ad una sempre maggiore attenzione al problema del corretto riconoscimento dell'ipertensione arteriosa ed al raggiungimento di target particolarmente rigidi nel trattamento di questa patologia.
Ipertensione arteriosa ed aspettativa di vita.
Esistono vari metodi per valutare in quale modo e in quale entit? una determinata condizione morbosa, come l'ipertensione arteriosa, pu? incidere sullo stato di salute dell'individuo, innanzitutto ? possibile valutare l'incidenza di eventi di malattia secondari correlati che determinano aggravamento della morbilit? e cause di mortalit?; poi ? possibile valutare la qualit? della vita, intesa non solo come anni di vita guadagnati o persi, ma anche rapportati alla sua qualit?. Un altro aspetto interessante che ? stato preso in considerazione da un gruppo di esperti misto europeo ed austrialano ? stata l'aspettativa di vita di soggetti adulti di pari et? e con analoghe caratteristiche, comparata tra soggetti ipertesi e mormotesi. Anche in questo studio come in altre autorevoli precedenti analisi epidemiologiche ? stata presa in considerazione una vasta popolazione esaminata nel noto Framingham Heart Study. Un gruppo di ben 3128 partecipanti che al momento dell'arruolamento nello studio aveva una et? precisa di 50 anni ? stato suddiviso in due gruppi a seconda se affetti da ipertensione arteriosa o normotesi. I principali parametri considerati sono stati l'aspettativa totale di vita e l'aspettativa di vita con o senza malattia cardiovascolare conseguente.
I risultati dello studio.
In assenza di una significativa differenza per quanto riguarda il sesso i soggetti di 50 anni all'esordio con ipertensione arteriosa hanno presentato un'aspettativa di vita globale pi? breve rispetto ai loro coetanei sani: 5,1 anni in media in meno per gli uomini e 4,9 in media in meno per le donne. Gli uomini mormotesi inoltre dimostravano di godere di 7,2 anni di media in pi? senza comparsa di malattia cardiovascolare ed hanno presentato in media 2,1 anni di vita in meno senza manifestazioni di tale patologia. A conclusione dello studio gli Autori sottolineavano che tali dati sembrano dimostrare un ruolo ancora pi? importante dell'ipertensione arteriosa sullo stato di salute della popolazione di quanto finora dimostrato, poich? la riduzione dell'aspettativa di vita totale e dell'aspettativa di vita in assenza di malattia cardiovascolare ? un aspetto che porta pi? facilmente a comprendere il peso socio-sanitario di un evento morboso che ad una valutazione superficiale pu? sembrare non particolarmente rilevante.
L'applicazione alla pratica clinica.
Da questo come da altri studi precedenti dovrebbe conseguire un invito alla classe medica a considerare con la giusta rilevanza una patologia che spesso non viene sufficientemente indagata, come risulta dall'elevata percentuale di ipertesi non diagnosticati e non trattati, e pure spesso non sufficientemente e correttamente curata con il raggiungimento degli obbiettivi che oggi le linee-guida suggeriscono. E' doveroso comunque considerare come nella pratica clinica, spesso cos? distante dal mondo dei trial internazionali e delle linee-guida conseguenti, non ? affatto facile ottenere un adeguato controllo di una patologia cos? diffusa e cos? subdola, anche per la non sempre perfetta collaborazione da parte dei pazienti, che pure presentano spesso un basso livello di aderenza alle raccomandazioni dei loro curanti. La convinzione dei medici dovrebbe comunque sempre essere quella che una corretta terapia non ? soltanto quella che determina una accettabile riduzione dei valori di pressione arteriosa, ma anche quella che porta ad una reale riduzione degli eventi cardio- e cerebro-vascolari conseguenti, ad una migliore qualit? di vita ed un'aspettativa di vita pi? prolungata.

A cura di Cesare Albanese

Bibliografia
Oscar H. Franco*; Anna Peeters; Luc Bonneux; and Chris de Laet
Hypertension 2005 ; 46 :1-7

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