(18-10-10) Ipotiroidismo subclinico, mortalit? ed eventi coronarici
L'ipotiroidismo subclinico risulta associato a un aumento del rischio di
eventi coronarici e mortalit? per coronaropatia nei soggetti con i pi? elevati
livelli di Tsh: uno studio condotto da Nicolas Rodondi del dipartimento di
Assistenza ambulatoriale e medicina di comunit? dell'universit? di Losanna
(Svizzera) e collaboratori della Thyroid studies collaboration precisa inoltre
che il rischio ? particolarmente elevato a fronte di concentrazioni di Tsh di
10 mIU/L o superiori. Lo studio ha preso in considerazione i dati relativi a
55.287 partecipanti di 11 coorti prospettiche: l'eutiroidismo ? stato definito
da un livello di Tsh compreso tra 0,50 e 4,49 mIU/L mentre l'ipotiroidismo
subclinico da livelli di Tsh compresi tra 4,5 e 19,9 mIU/L in presenza di
concentrazioni normali di tiroxina. Sono stati identificati 3.450 casi di
ipotiroidismo subclinico (6,2%) e durante il follow-up 9.664 soggetti sono
deceduti (di cui 2.168 per coronaropatia, Chd) mentre 4.470 partecipanti
arruolati in sette studi sono incorsi in eventi coronarici. Il rischio di
eventi Chd e di mortalit? per Chd aumentava in presenza delle pi? elevate
concentrazioni di Tsh. Le analisi aggiustate per genere ed et? hanno
evidenziato una hazard ratio (Hr) di eventi Chd pari a 1,00 per livelli di Tsh
compresi tra 4,5-6,9 mIU/L (20.3 vs 20.3/1.000 anni-persona per i participanti
con eutiroidismo), 1,17 per livelli di Tsh tra 7,0-9,9 mIU/L (23,8/1000 anni-
persona) e 1,89 per livelli di Tsh compresi tra 10-19,9 mIU/L (38,4/1.000 anni-
persona). Le corrispondenti Hr per la mortalit? Chd si sono attestate su 1,09
(5,3 vs 4,9/1.000 anni-persona per i partecipanti con eutiroidismo), 1,42 (6,9
/1.000 anni-persona) e 1,58 (7,7/1.000 anni-persona). La mortalit? totale non ?
aumentata fra i partecipanti con ipotiroidismo subclinico. I risultati erano
simili dopo ulteriore aggiustamento per i tradizionali fattori di rischio e i
rischi non differivano in modo significativo in base a et?, sesso o una
preesistente malattia cardiovascolare.
Fonti:
JAMA, 2010; 304(12):1365-74
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