(01-11-10) Celiachia, come scoprire i malati sommersi
Non ? poi cos? facile fare una diagnosi di celiachia. Perch? la malattia si
pu? presentare in fasi diverse della vita, anche da anziani, perch? i sintomi
possono essere molto diversi e persino non esserci, o perch? magari sono quelli
di altre malattie legate per? alla celiachia. ?? una diagnosi delicata e
clinicamente compromettente - precisa Gino Roberto Corazza, direttore di
Clinica Medica 1 al San Matteo di Pavia ed esperto internazionale di celiachia
- perch?, se non ? corretta, nel migliore dei casi si condanna una persona ad
una dieta limitante per tutta la vita. Oppure, che ? anche peggio, pu? capitare
che di fronte ad aborti ricorrenti, che possono essere causati da celiachia, ma
possono anche non esserlo, se il paziente ha scritto sulla fronte che ? celiaco
non si indaga oltre alla ricerca di altre possibili cause?.
Il dosaggio degli anticorpi richiede un livello di accuratezza che forse non
tutti i laboratori riescono a garantire. Inoltre spesso viene utilizzata la
dieta aglutinata come criterio diagnostico, anche per evitare la biopsia: la
dieta invece ? solo una terapia, perch? eliminando il glutine la risposta c'?
spesso anche nei non celiaci. Ultimo punto ? legato proprio alla biopsia: prima
si faceva diagnosi sulla caduta dei villi intestinali che istologicamente si
individua facilmente. Oggi, per?, si fa diagnosi anche con il solo
accorciamento dei villi, difficile da valutare se non in condizioni particolari
e da occhio esperto. Anche questa situazione per?, quando certa, ? espressione
di malattia.
Bisogna seguire le regole di buona pratica medica e sottoporre a screening i
pazienti a rischio: tra gli altri, chi ha anemia sideropenica, tiroidite
autoimmune, diabete, osteoporosi, in particolare se premenopausale o maschile,
epilessia, alopecia, aborti ricorrenti come dimostra una ricerca della
Cattolica di Roma pubblicata su The American Journal of Gastroenterology. E i
familiari di primo grado dei malati, che spesso invece non eseguono i test.
Fonte: edott.it
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