(24-11-10) Efficace l'esercizio intensivo per pazienti diabetici
Nei pazienti con diabete di tipo 2, una strategia d'intervento basata
sull'esercizio intensivo si dimostra efficace nel promuovere l'attivit? fisica
e migliorare il livello di emoglobina A1c (HBA1c) e il profilo di rischio
cardiovascolare. Al contrario, una strategia che preveda il solo counseling,
sebbene in grado di favorire livelli di attivit? fisica in linea con le attuali
raccomandazioni, risulta di efficacia limitata sui fattori di rischio
cardiovascolari: in questi casi ad alto rischio appare necessario instaurare un
maggiore volume di attivit? fisica. La questione ? stata approfondita da
Stefano Balducci e Giuseppe Pugliese dell'ospedale Sant'Andrea, universit? La
Sapienza di Roma, insieme ad altri colleghi e in collaborazione con le
universit? di Padova, Perugia e del Consorzio Mario Negri sud di Santa Maria
Imbaro (Chieti), attraverso l'Italian diabetes exercise study svolto su 606
pazienti con uno stile di vita sedentario e affetti da diabete mellito di tipo
2 e sindrome metabolica, arruolati in 22 centri di diabetologia. Gli autori
hanno randomizzato i pazienti in un gruppo "esercizio", in cui era previsto un
training aerobico e di resistenza sotto la guida di un supervisore pi? un
counseling strutturato sull'esercizio fisico, e in un gruppo "di controllo"
basato solo sul counseling. Lo studio, della durata di un anno, ha evidenziato
che il volume medio di esercizio fisico era significativamente maggiore nel
gruppo "esercizio" rispetto al gruppo "controllo": l'equivalente metabolico
delle ore di attivit? per settimana era rispettivamente pari a 20,0 e 10,0.
Rispetto al gruppo di controllo, l'esercizio fisico supervisionato ha prodotto
significativi miglioramenti, in termini di differenze medie, della fitness
fisica, del livello di HbA1c (-0,30%), della pressione arteriosa sistolica
(-4,2 mm Hg) e diastolica (-1,7 mm Hg), della colesterolemia Hdl (3,7 mg/dl) e
Ldl (-9,6 mg/dl), del girovita (-3,6 cm), dell'indice di massa corporea,
dell'insulinoresistenza, dell'infiammazione e dei punteggi di rischio. Tutti
questi parametri sono apparsi solo marginalmente migliorati nei controlli.
Fonti:
Arch Intern Med, 2010; 170(20):1794-803
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