(25-11-10) Obbligo all?industria di ridurre il sale nei cibi
La restrizione obbligatoria del contenuto di sale nei cibi lavorati dall?
industria alimentare pu? alleggerire il peso costituito dalle patologie legate
a un elevato consumo di sale, determinando un ?guadagno di salute? circa 20
volte superiore rispetto alle iniziative mirate a un minore apporto su base
volontaria. Concentrare l?intervento sui produttori di cibi, inoltre, ? meno
costoso per un Governo rispetto al varo di campagne con consigli dietetici
diretti alla popolazione. A sostenere queste tesi sono Linda J. Cobiac, Theo
Vos e J. Lennert Veerman, della school of Population health presso la
university of Queensland a Herston (Australia). Gli autori sono arrivati a
queste conclusioni dopo aver analizzato un?iniziativa messa in atto in
Australia, il Tick program, con la quale si incoraggiava l?industria alimentare
a marchiare con un logo i prodotti con moderato quantitativo di sale (fino a
400 mg/100 g), ipotizzando che ci? avrebbe favorito le vendite. Sono stati
quindi paragonati i benefici clinici ed economici di questo programma
volontario con quelli calcolati da un modello disegnato per prevedere gli
outcome raggiungibili con una vasta legislazione australiana in materia (nello
specifico, limitandosi a considerare pane, margarina e cereali). I risultati
hanno dimostrato che la popolazione australiana potrebbe guadagnare 610mila
anni di vita liberi da malattia (Daly) grazie alla riduzione obbligatoria
nazionale del consumo di sale fino a un massimo di 6 g/die. Gli autori
sottolineano, inoltre, che spesso la gente non si accorge della riduzione del
sale dei cibi; nel pane, per esempio, non ? avvertita fino a quote del 20%.
Fonti:
Heart, 2010 Nov 1. [Epub ahead of print]
teamsalute.it
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