(22-12-10) Quello che ? perso prima o poi si riguadagna!
Ogni volta che si deve pianificare una dietoterapia dimagrante, occorre
considerare una quantit? di variabili quasi infinita, o meglio, ancora non ben
definita. Le ricerche sperimentali e i trial clinici in proposito, innumerevoli
e approfonditi, giungono spesso a conclusioni contrastanti, o comunque
discutibili.
Il problema centrale, non ? solo quello di far perdere peso al paziente, ma ?
quello di fargli mantenere il peso perso il pi? a lungo possibile . In altri
termini, posto che restringendo le calorie (qualsiasi sia il principio
nutrizionale sacrificato) il dimagramento sia, pi? o meno assicurato, come si
fa, o meglio quale sar?, il regime adatto al mantenimento del peso perso? In
questa direzione si sono spesi diversi tentativi sperimentali con lo scopo
principale di realizzare diete di mantenimento, sostanzialmente iperproteiche,
o ipolipidiche, o ancora, iper o ipo-proteiche e a basso contenuto di
carboidrati, che hanno portato a risultati controversi.
La questione, tutt'altro che secondaria, riguarda le componenti corporee perse
durante il regime dimagrante: la riposta migliore ? che alla perdita di peso,
dovrebbe corrispondere la perdita di massa grassa piuttosto che quella della
massa magra. Ma nella pratica clinica questo, spesso, non avviene.
Ci pensa "il Diogene"
Nel 2005 ? nato un progetto/piano dietetico multicentrico per combattere
l'obesit? che tiene conto dell'aspetto dietetico e di quello genetico, e si
avvale delle pi? aggiornate biotecnologie (Diogenes - diet, obesity, and genes
- www.diogenes-eu.org). I primi risultati del Diogenes, interamente coordinato
dall'Universit? di Copenhagen, il primo cos? ampio in Europa, stanno comparendo
in letteratura proprio in questi mesi, dato che alcuni dei follow up sono
durati anche 3-4 anni.
Per quanto riguarda le diete di mantenimento, nella prima fase del progetto,
sono stati selezionati oltre un migliaio di soggetti adulti (et? media 41 anni)
in sovrappeso (BMI medio 34 ) arruolati da 8 centri sparsi in Europa. Di
questi, circa 730 che avevano perso almeno l'8% del peso di partenza con una
dieta fortemente ipocalorica (800 Kcal/die). Sono stati ammessi alla seconda
fase e sono stati suddivisi e randomizzati in 5 gruppi che venivano sottoposti,
per 26 settimane, rispettivamente a 5 diete ad libitum diverse per il rapporto
tra la quota di proteine e l'indice glicemico. Pi? precisamente nella fase di
mantenimento con diete ad libitum: la prima aveva un basso contenuto di
proteine e un basso indice glicemico, la seconda un basso contenuto di proteine
e un alto indice glicemico, la terza un elevato contenuto di proteine e un
basso indice glicemico, la quarta un elevato contenuto proteico e un elevato
indice glicemico e la quinta era una dieta di controllo.
In sostanza, al termine dell'osservazione (26 settimane fase due pi? 8
settimane fase uno), tutti i soggetti reclutati che avevano perso in media 11
kg con la dieta ipocalorica iniziale (prima fase), nella seconda fase di
mantenimento, non hanno riguadagnato significativamente il peso perso (hanno
ripreso in media solo 0,94 Kg). Tuttavia, nello stesso tempo, quelli che erano
stati sottoposti a regime di mantenimento ad libitum con bassa componente
proteica ed elevato indice glicemico, hanno riguadagnato in media 1,67 kg.
In conclusione: questi sono solo i dati preliminari del Diogenes, i cui
sviluppi sono ancora in corso, e quindi, per il momento si pu? solo dire che i
golosi di dolciumi sono sempre penalizzati. Aspettiamoci comunque altre
sorprese!
Fonte: Autore: Patrizia Maria Gatti Fonte: N Engl J Med 2010; 363:2102-2113 -
November 25, 2010 Diets with High or Low Protein Content and Glycemic Index for
Weight-Loss Maintenance Thomas Meinert Larsen, et al - Diogenes Project
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