(15-01-11) Alimenti scaduti: quanto si rischia?
Spesso siamo invitati a consumarli, ma nei prodotti ci possono essere
alterazioni chimiche e microbiologiche
MILANO - Ogni anno finiscono nei cassonetti 17.775.585 tonnellate di alimenti,
che tradotte in euro equivalgono al tre per cento del Pil, e che potrebbero
sfamare 44 milioni di italiani. E si calcola anche che 75.000 tonnellate di
cibo siano ritirate dalla catena distributiva prima della scadenza, e che 17,7
milioni di tonnellate di produzione agricola restino nei campi a marcire. Le
cifre, contenute nel "Libro nero dello spreco alimentare in Italia" - un
rapporto curato da Last minute market - sono state snocciolate pi? volte nelle
scorse settimane, anche perch? Bruxelles ha deciso di dedicare il 2011 alla
lotta contro questo fenomeno. Per contrastare la piaga, da pi? parti si ?
quindi sottolineata la necessit? di cambiare rotta. ? per? singolare che gli
inviti ad acquistare solo ci? che realmente si consumer? (che pure ci sono
stati) siano stati soverchiati da una pletora di altri messaggi, spesso volti a
incoraggiare scelte che, dal punto di vista della salute, pongono qualche
problema.
Tabella: alimenti e relative scadenze (pdf)
ETICHETTE - Da tv e giornali, infatti, siamo stati invitati a mangiare
alimenti scaduti, e questa ? un?indicazione che fa a pugni con la regola numero
uno della sicurezza alimentare: quella cio? di controllare le etichette e
rispettare la scadenza. Chi ha ragione? ?Se i cibi hanno una scadenza significa
che c?? un motivo - premette Laura Toti, microbiologia del Dipartimento di
sicurezza alimentare dell?Istituto superiore di sanit? -. Dopo la data indicata
sulle confezioni, infatti, si verificano alterazioni chimiche e microbiologiche
che modificano le caratteristiche nutrizionali e organolettiche del prodotto, e
che a volte sono anche pericolose per la salute. Inoltre, va tenuto ben
presente che chi mangia alimenti scaduti lo fa a suo rischio e pericolo: se
subisce dei danni non pu? avanzare rivendicazioni di nessun tipo, perch? la
legge non lo tutela. Un po' di margine, tuttavia, pu? esserci, ma non per tutti
gli alimenti e, soprattutto, soltanto se i cibi sono conservati in condizioni
ottimali?. Una distinzione importante ? quella fra i prodotti che riportano una
scadenza perentoria ("da consumarsi entro") e quelli su cui ? scritto "da
consumarsi preferibilmente entro".
DETERIORAMENTO - Infatti, ?mentre questi ultimi possono essere consumati anche
per qualche tempo oltre la scadenza, senza danni per la salute, i primi si
deteriorano molto pi? rapidamente, con una perdita molto netta delle qualit?
tipiche del prodotto, e anche con possibili conseguenze per la salute -
prosegue Toti -. Per esempio, se ? vero che uno yogurt pu? essere mangiato
anche il giorno dopo la scadenza, ? vero anche che la quantit? di fermenti sar?
inferiore a quella indicata e che quindi i benefici che questi microrganismi
possono portare sono minori?. In generale, la normativa in vigore prevede che
sui prodotti che si conservano meno di tre mesi (come yogurt e mozzarelle)
siano specificati giorno e mese della scadenza; per quelli che durano fino a 18
mesi (per esempio maionese, pasta all?uovo e merendine) siano indicati il mese
e l?anno, mentre sugli alimenti che possono superare i 18 mesi (come pasta,
succhi di frutta, conserve e marmellate) deve essere indicato solamente l?anno.
Questi ultimi sono anche quelli che tollerano meglio l?invecchiamento, e che
quindi possono essere consumati per tempi pi? lunghi dopo la data di scadenza.
Margherita Fronte
Fonte: Corrieredellasera.it
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